Isabel Miguel | Undici poesie
Versioni e profili biobliografici a cura di Marcela Filippi PALABRAS A MI PADRE I Tengo pánico, padre, de mi memoria. Se perderán tus paso...
Versioni e profili biobliografici a cura di Marcela Filippi
PALABRAS A MI PADRE
I
Tengo pánico, padre,
de mi memoria.
Se perderán tus pasos
y tu voz en mi tiempo
que, pese a todo, avanza.
II
¿Dónde guardaré tanto?
¿En qué lugar?
Para que no se esfumen
ni el calor de tus manos
ni tu aroma de niño.
III
¿En qué medida
Se calibra la ausencia?
¿Qué la valora?
¿Quién pondera el tamaño
del vacío del alma?
PAROLE A MIO PADRE
I
Provo panico, padre,
per la mia memoria
I tuoi passi si perderanno
e la tua voce nel mio tempo
che, nonostante tutto, avanza.
II
Dove custodirò così tanto?
In quale luogo?
Affinché non sbiadisca
né il calore delle tue mani
né il tuo aroma da bambino.
III
In quale misura
si calibra l'assenza?
Cosa la valorizza?
Chi pondera la dimensione
del vuoto dell'anima?
HAY UNA NEGACIÓN A LA ESCRITURA
Hay una negación a la escritura.
Parálisis de letra que me llaga
como un dolor antiguo.
Es sin buscarlo que busco el desencuentro
porque la percusión de la palabra
rescate viejos sones del olvido
o al escribir la tinta sea sangre
y el papel la descubra.
Y está la luz en sombra
en este descrecerme primaveras
por la blandura inerte de las manos.
C'È UNA NEGAZIONE ALLA SCRITTURA
C'è una negazione alla scrittura.
Paralisi di verbo che mi lacera
come un dolore antico.
È senza cercarlo che cerco il conflitto
affinché la percussione della parola
riscatti vecchi suoni dall'oblio
o nello scrivere l'inchiostro sia sangue
e la carta lo scopra.
E la luce è in ombra
in questo mio decrescere di primavere
per la morbidezza inerte delle mani.
VELADA
¿Bajo qué manto, tul, rebozo o toca
me esconden y me escondo ante los ojos?
Un atavismo cruel que nos distancia.
Una creencia ahondando las heridas.
Cómo duele vivir con tantas losas.
Cuánto grito enmudece carne adentro.
VELATA
Sotto quale manto, tulle, scialle o cappuccio
mi nascondono e mi nascondo davanti agli occhi?
Un atavismo crudele che ci distanzia.
Una credenza che affonda le ferite.
Come fa male vivere con così tanti involucri!
Quanto grido ammutolisce didentro!
EL DAÑO
Apenas se sucede la eclosión,
cada pequeña larva emprende la tarea.
Trabajo y alimento crean surcos,
dejan rastro de quera tras su paso.
Galerías, caminos, galerías.
Buscando qué futuro, qué salida.
Con su trabajo lento y continuado
apuntan destrucción a este presente.
Todo terminará en la tristeza,
así es su carcoma.
IL DANNO
Appena avviene la schiusa,
ogni piccola larva intraprende la sua opera.
Lavoro e alimento creano solchi,
lasciano traccia di corrosione dietro di se.
Gallerie, percorsi, gallerie.
In cerca di quale futuro? Quale via d'uscita?
Col loro lavoro lento e continuo
mirano alla distruzione in questo presente.
Tutto finirà nella tristezza,
così è il suo tarlo.
ME CONFUNDO EN EL FUEGO
Me confundo en el fuego,
en la danza de luces de la hoguera.
Movimiento de llamas que me atrapa
para deshabitarme,
para dejar de ser en ese tiempo
-si acaso me supiera yo en mí misma-.
Y recorro el camino hacia la nada
sin pensar ni sentir,
transportada en la hipnosis de su fuerza
cual chispa primigenia de la vida.
MI CONFONDO NEL FUOCO
Mi confondo nel fuoco,
nella danza di luci del falò.
Movimento di fiamme che mi cattura
per disabitarmi,
per cessare di essere in quel momento
-nel caso in cui conoscessi me stessa-
E percorro la strada verso il nulla
senza pensare né sentire,
trasportata nell'ipnosi della sua forza
quale scintilla primigenia della vita.
OTOÑO
I
Miro caer el agua
gota a gota.
Mansamente, la nieve
que el tejado cubría
de temprana blancura
se ha fundido.
Ante mí, un magnolio
mueve sus tristes ramas desfloradas.
El invierno ya avanza y todo es frío.
Por dentro, también tiemblo.
II
Estos días de lluvia en el otoño,
rebosan un dulce letargo,
la suave languidez
que acaricia una lágrima.
No es dolor,
no es el daño.
Es la tristura blanda
del agua que nos lleva.
AUTUNNO
I
Osservo cadere l'acqua
goccia a goccia.
Soavemente, la neve
che copriva il tetto
di prematuro biancore
si è sciolta.
Dinanzi a me, una magnolia
muove i suoi tristi rami sfioriti.
L'inverno sta già avanzando e tutto è freddo.
Anche dentro, tremo.
II
Questi giorni di pioggia in autunno,
pullulano di un dolce letargo,
il leggero languore
che accarezza una lacrima.
Non è dolore
non è il danno.
È la lieve tristezza
dell'acqua che ci trasporta.
DESAHUCIO
Se llamaba María
y tenía su casa
muy cerca de la tuya.
Y hace días, muy pocos, que no vive.
Hace días que no sale a la compra,
que no asoma su rostro a la ventana,
que no sueña
ni habla
ni respira.
Se ha vencido en el caos de la crisis
al terror del desahucio y del vacío.
Así mueren los pobres,
en silencio,
en el gris abandono de sus vidas,
sin conocer el grito de su fuerza,
su protesta en un coro de gargantas.
Y culpo a la avaricia,
a los mercados,
a los que nos gobiernan pese a todo,
de esta muerte.
Se llamaban María, Ana o Luisa,
poco importan su nombres.
Su silencio es ahora
el fin de los silencios.
SFRATTO
Si chiamava Maria
e aveva la sua casa
molto vicino alla tua.
E da giorni, pochissimi, che non vive.
Da giorni che non esce a fare la spesa.
che non si affaccia alla finestra,
che non sogna
non parla
né respira.
Si è arresa nel caos della crisi
al terrore dello sfratto e del vuoto.
Così muoiono i poveri
in silenzio,
nel grigio abbandono delle loro vite,
senza conoscere il grido della loro forza,
la loro protesta in un coro di gole.
E incolpo l'avarizia
i mercati,
chi ci governa nonostante tutto,
di questa morte.
Si chiamava Maria, Anna o Luisa,
poco importano i loro nomi.
Il loro silenzio è ora
la fine dei silenzi.
ENTRE SUS ALAS LLEVAN
Entre sus alas llevan
el futuro los pájaros.
Pero la vida
diluye los colores con la sombra.
No hay sol en la distancia.
Arrastramos el tiempo de los hombres,
La ganancia cruel,
la lucha impía
que niega la razón.
Qué queda de esperanza.
TRA LE LORO ALI
Tra le loro ali portano
il futuro gli uccelli.
Ma la vita
impallidisce i colori con l'ombra.
Non c'è sole in lontananza.
Trasciniamo il tempo degli uomini,
il crudele guadagno,
l'empia lotta
che nega la ragione.
Cosa rimane di speranza?
NO ME SIENTO EN CULPABLE
Caía el sol.
La mar era un prodigio de reflejos,
acuarela que nadie pintaría
con velas blancas.
Se hizo la tarde sereno latido
de una mano en la mía
entre la fresca caricia del aire,
mirada suspendida en la cadencia
de luces enlazadas.
Y me atrapó
el colorido trémolo
de un mar-cielo de amianto.
Espumé entre las olas batientes de la orilla
hasta sentirme roca, arena y sal,
aleteé viento, me crecí en árbol,
hechizada gaviota en propio vuelo.
Fui latido en el pulso de otras venas,
y aire de tu mismo aliento...
... y paz.
No me siento culpable de ser dios
entre la eternidad de dos instantes.
NON MI SENTO COLPEVOLE
Tramontava il sole.
Il mare era un prodigio di riflessi,
acquerello che nessuno dipingerebbe
con vele bianche.
La sera si è fatta sereno palpito
di una mano nella mia
tra la fresca carezza dell'aria,
sguardo sospeso nella cadenza
di luci intrecciate.
E fui intrappolata
dal colore tremulo
di un mare-cielo di amianto.
Ho schiumato tra le onde battenti della riva
fino a sentirmi roccia, sabbia e sale,
ho sventolato, crebbi in albero,
gabbiano ammaliato nel proprio volo.
Fui palpito nel polso di altre vene,
e aria del tuo stesso alito...
... e pace.
Non mi sento colpevole di essere Dio
tra l'eternità di due istanti.
EL TIEMPO SE HACE JOVEN
El tiempo se hace joven con el tiempo.
Ya no es lento su paso
como lo fue en la infancia.
Vive.
Y lo hace tanto
que las horas son menos horas,
los días menos días
y los años más años.
Lo que antes me sumaba,
ahora me resta.
Un ahínco voraz
que en su final me pierde.
IL TEMPO DIVENTA GIOVANE
Il tempo diventa giovane col tempo.
Il suo passo non è più lento
come è stato durante l'infanzia.
Vive.
E lo fa tanto
che le ore sono meno ore,
i giorni meno giorni
e gli anni più anni.
Ciò che prima mi sommava,
ora mi sottrae.
Una smania vorace
che nel suo finale mi perde.
DESVÁN
He vuelto a abrir
la puerta del desván.
Subí en puntillas
vibrantes escalones
y me quedé
en el rayo de sol
de la lumbrera...
Qué fortuna la mía.
Aún poseo
refugio en los recuerdos.
SOFFITTA
Ho aperto di nuovo
la porta della soffitta.
Ho salito in punta di piedi
gradini vibranti
e sono rimasta
nel raggio di sole
della fenditura...
Che fortuna la mia.
Ancora posseggo
rifugio nei ricordi.
ISABEL MIGUEL, Soria 1956. Poeta e traduttrice, vive a Madrid, dove lavora come insegnante. Membro del consiglio editoriale della casa editrice Lastura, dirige la collana di poesia Alcalima.