Noè Albergati | Canto di un Selvicoltore al Sole

I Forse stufo ti sei negato e a me hai lasciato al margine dell’erta solo tronchi tetri, quasi di vecchio incendio, e il taglio di felci è c...



I


Forse stufo ti sei negato e a me

hai lasciato al margine dell’erta

solo tronchi tetri, quasi di vecchio incendio,

e il taglio di felci è come un infierire

un ferire donne che non sanno

cosa chiedere al giorno che viene

e vi si avvicinano fendendo un’angoscia

sottile e pervasiva come un soffio.


II


Diventa di calda ambra anche il mio cuore

quando con eterea resina accendi le betulle

vicino al muro a secco e io arresto la lama,

la fatica del giorno.

Ma lui ha perso la felicità

in sentieri dal solco troppo netto.

Ormai senza più sorrisi sotto ai baffi grigi

non vede evoluzione nei suoi figli,

solo fallimento.


III


Mentre eri nascosto non ho fatto attenzione,

non abbastanza, a non soffiare nel mucchio contro al tronco

che ha esploso foglie su fino ai primi rami

tese con un disperato frusciare a attaccarsi ancora

fino al nuovo vento che le caccia pellegrine;

a non lanciare parole contro sorrisi

ora serrati come muri di foglie

solo all’apparenza cedevoli.


IV


Con il tuo viso di tempesta

hai rapito colore anche alle due farfalle

che marroni si rincorrono, si perdono,

forse s’accoppiano, là, dove sono scomparse

le betulle.

                Non sono più confine al sollievo

di una fatica che ora si deve inerpicare

su su… su fino alla strada di terra e sassi.

Ho perso anche il bianco dei suoi denti,

il muschio dei suoi occhi, senza un perché,

senza un saluto.

                           Ho trovato in cambio

un dolore stupito e più tenace della ginestra.



V


Ancora non ti vedo e sembra,

su dirupi scoscesi, sussurrarmi il vento

in una tenera neve di piccole foglie

“Piega le tue gambe assonnate,

adagiati sull’erba chiara e riposa;

non devi svegliarti, i tuoi pensieri

li assorbirà il candore delle betulle

e più nessuno verrà a cercarti,

tranne forse delle felci le spore.

Dormi finché non vedrai la luce…



Dal:  Tramonto all'alba (Alla chiara fonte: 2019)


NOÈ ALBERGATI (1990), nato in una fattoria dell’Alto Malcantone, si è laureato in Lettere moderne all’Università di Pavia con una tesi sul plurilinguismo in Giorgio Orelli. Da Orelli ha derivato il suo gusto per l’aspetto fonico in poesia, mentre il passaggio dalla natura alla città ha stimolato la sua curiosità per le vicende delle persone incontrate in contesti tanto diversi. Attualmente sta proseguendo il suo percorso accademico all’Università di Pisa e all’Université de Fribourg con un dottorato inerente alla figura del negromante nella letteratura estense da Boiardo ad Ariosto. Parallelamente scrive articoli, saggi e testi letterari editi in varie riviste. Sul versante creativo, tanto in prosa, quanto in versi, ha ottenuto sia premi (Premio Campiello Giovani per scrittori esteri nel 2012 e Premio “Città di Quarrata” sempre per scrittori esteri nel 2017) sia segnalazioni di merito (Concorso Castelli di Carta nel 2017 e Premio Letterario L’Iride “Città Cava de’ Tirreni” nel medesimo anno, Concorso Milleparole nel 2018).

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