Silvina Ocampo | Otto poesie

A volte ti contemplo in un ramo, in una forma, a volte orribile, nella notte, nel fango, in qualunque cosa, intero il mio cuore a...


A volte ti contemplo in un ramo,
in una forma, a volte orribile,
nella notte, nel fango, in qualunque cosa,
intero il mio cuore arde nella tua fiamma.

E so che il cielo tra le tue labbra mi ama,
che l’aria forma il tuo profilo di dea,
di oro e di pietra, sola e orgogliosa,
che nessuno esisterà se non ti chiama.

Tra le tue mani resterò indifesa,
non vivrò se non è per cercarti
e incrocerò il dolore per adorarti,

perché sempre mi darai la tua ricompensa,
che è molto più di ciò che ti ho chiesto
e tutto quasi di ciò che avrò amato.


A veces te contemplo en una rama,
en una forma, a veces horrorosa,
en la noche, en el barro, en cualquier cosa,
mi corazón entero arde en tu llama.

Y sé que el cielo entre tus labios me ama,
que el aire forma tu perfil de diosa
de oro y de piedra, sola y orgullosa,
que nadie existirá si no te llama.

Entre tus manos quedaré indefensa,
no viviré si no es para buscarte
y cruzaré el dolor para adorarte,

pues siempre me darás tu recompensa,
que es mucho más de lo que te he pedido
y casi todo lo que habré querido.




I delfini non giocano con le onde
come crede la gente.
I delfini dormono scendendo fino al fondo del mare.
Che cercano? Non lo so.
Quando toccano la fine dell’acqua
si svegliano bruscamente
e tornano a salire perché il mare è molto profondo
e quando salgono, che cercano? Non lo so.
E vedono il cielo e li ripiglia il sonno
e tornano a scendere addormentati,
e tornano a toccare il fondo del mare
e si svegliano e tornano a salire.
Così sono i nostri sogni.


Los delfines no juegan en las olas
como la gente cree.
Los delfines se duermen bajando hasta el fondo del mar.
¿Qué buscan? No sé.
Cuando tocan el fin del agua
despiertan bruscamente
y vuelen a subir porque el mar es muy profundo
y cuando suben ¿qué buscan? No sé.
Y ven el cielo y les vuelve a dar sueño
y vuelven a bajar dormidos,
y vuelven a tocar el fondo del mar
y se despiertan y vuelen a subir.
Así son nuestros sueños.



Ce ne andremo, me ne andrò con quelli che amano,
lascerò i miei giardini e il mio cane
anche se sembrerai dura come il ferro
quando i venti vagabondi bramano.

Ce ne andremo, la tua voce, il tuo amore mi chiamano:
lascerò il suono piatto del campanaccio
anche se arrivo alle luci del deserto
per te, perché le tue frasi mi reclamano.

Cercherò il mare per te, per i tuoi sortilegi,
mi butterò sotto l’ala della vela,
dopo che il battello salpi quando vola

l’ombra dell’addio. Come quando fa freddo
piangerò la testa nella tua mano
ciò che mi desti e mi negasti invano.


Nos iremos, me iré con los que aman,
dejaré mis jardines y mi perro
aunque parezcas dura como el hierro
cuando los vientos vagabundos braman.

Nos iremos, tu voz, tu amor me llaman:
dejaré el son plateado del cencerro
aunque llegue a las luces del desierto
por ti, porque tus frases me reclaman.

Buscaré el mar por ti, por tus hechizos,
me echaré bajo el ala de la vela,
después que el barco zarpe cuando vuela

la sombra del adiós. Como en los fríos
lloraré la cabeza entre tu mano
lo que me diste y me negaste en vano.



Che angelo ti libererà dalla tristezza
e ti sveglierà un prezioso giorno
senza memoria di ciò che ti affliggeva
e ti dirà all’orecchio: «Ascolta e cessa

i tuoi pianti. Tra le mie braccia non ti pesa
la lentezza del tempo né l’empia
delazione degli uomini. Sei mia,
non sei più di questo vano mondo prigioniera.

Affàcciati a questa fulgida finestra
per la tua felicità adornata. Ormai il dolore
s’è marcito come un lungo fiore

la cui saggezza finalmente ti risana
al dissolversi perché si converte
in polvere, in illusione, in altra sorte».



Qué ángel te librará de la tristeza
y te despertará un precioso día
sin memoria de lo que te afligía
y te dirá al oído: «Escucha y cesa

tus llantos. En mis brazos no te pesa
la lentitud del tiempo ni la impía
delación de los hombres. Eres mía,
ya no eres de este vano mundo presa.

Asómate a esta fúlgida ventana
por tu dicha adornada. Ya el dolor
se marchitó como una larga flor

cuya sabiduría al fin te sana
al disolverse porque se convierte
en polvo, en ilusión, en otra suerte».



Voglio morire se della mia vita non trovo
la meta del mistero che mi guida,
voglio morire, diventare cieca e fredda
come la pianta che brucia il fulmine.

Se ciò che anelo dire è ciò che taccio,
e se devo aborrire ciò che amavo
senza schifo e senza vergogna fino a questo giorno,
se tutto ciò che mi prefiggo è puro tentativo,

sarà perché sono vissuta di menzogne.
Per non morire voglio morire. Il vento
che suona tra i muri con le sue lire

e l’ibisco vermiglio, o il frammento
della luna, sempre qualcosa, perfino il mio lamento,
mi abbaglia e mi lascia più perplessa.


Quiero morir si de mi vida no hallo
la meta del misterio que me guía,
quiero morir, volverme ciega y fría
como la planta que fulmina el rayo.

Si lo que ansío decir es lo que callo,
y si he de aborrecer lo que quería
sin asco y sin vergüenza hasta este día,
si todo lo que intento es mero ensayo,

será porque he vivido de mentiras.
Por no morir quiero morir. El viento
que suena entre los muros con sus liras

o el hibisco bermejo, o el fragmento
de la luna, siempre algo, hasta mi queja,
me deslumbra y me deja más perpleja.


Vorrei essere il tuo prediletto cuscino
dove di notte appoggi le tue orecchie
per essere il tuo segreto ed essere le grate
del tuo sogno: addormentato o svegliata

essere la tua porta, la tua luce quando ti allontani,
qualcuna che non cercò di essere amata.
Fuggire dall’ansia che c’è nei miei lamenti,
potere a volte essere ciò che sono, niente,

non avere mai paura di perderti
con variazione e profonda infedeltà,
non arrivare mai per niente a concederti

la tediosa e volgare fedeltà
degli abbandonati che preferiscono
morire per non soffrire, e che non muoiono.



Quisiera ser tu predilecta almohada
donde de noche apoyas tus orejas
para ser tu secreto y ser las rejas
de tu sueño: dormida o desvelada

ser tu puerta, tu luz cuando te alejas,
alguien que no trató de ser amada.
Huir de la ansiedad que está en mis quejas,
poder a veces ser lo que soy, nada,

no tener nunca miedo de perderte
con variación y honda infidelidad,
jamás llegar por nada a concederte

la tediosa y vulgar fidelidad
de los abandonados que prefieren
morir por no sufrir, y que no mueren.


Se la verità diventa una menzogna,
se diventa dolore la felicità obliqua,
se diventa gioia la tristezza
con le sua false promesse quando spira,

se la virtù a cui invano aspira
la mia vita frustra l’abituale promessa,
se il cuore per odio o per amore mi pesa
e al gelarsi come marmo, ancora sospira.

Se non potei emendarmi ad incassare
ingratitudine da chi più ho amato
né potei rattristarmi all’esentare

del mio affetto chi me ne ha colmato,
sarà perché gli dei mi hanno ferita
con l’innocente orrore di essere nata.



Si la verdad se vuelve una mentira,
si se vuelve dolor la dicha aviesa,
si se vuelve alegría la tristeza
con sus falsas promesas cuando expira,

si la virtud a la cual en vano aspira
mi vida frustra la habitual promesa,
si el corazón de odio o de amor me pesa
y al helarse cual mármol, aún suspira.

Si no pude enmendarme al recibir
la ingratitud de los que más he amado
ni pude ensombrecerme al eximir

de mi cariño a los que me han colmado,
será porque los dioses me han herido
del inocente horror de haber nacido.


Se sono invano adesso ciò che fui,
come la vana e persistente sabbia
dove si cancella il passo che la misura,
non ho sofferto abbastanza, amore, per te.

Ah, se mi avessi dato solo pena,
e non quell’infedele intrepida gioia
la tua crudeltà non mi farebbe male
né potrebbe catturarmi la tua catena.

Voglio amarti e non amarti come ti amo;
essere impersonale così come le rose;
come l’albero con rami luminosi

non esigere mai felicità che oggi reclamo:
allontanarmi, perdermi, abbandonarti,
con la mia infedeltà ricuperarti.



Si soy en vano ahora lo que fui,
como la blanda y persistente arena
donde se borra el paso que la ordena,
no he sufrido bastante, amor, por ti.

Ah, sí me hubieras dado sólo pena
y no la infiel intrépida alegría
tu crueldad no me lastimaría,
no podría apresarme tu cadena.

Quiero amarte y no amarte como te amo;
ser tan impersonal como las rosas;
como el árbol con ramas luminosas

no exigir nunca dichas que hoy reclamo;
alejarme, perderme, abandonarte,
con mi infidelidad recuperarte.






SILVINA OCAMPO nasce a Buenos Aires il 28 luglio 1903. Sesta di sei figlie, di Manuel Ocampo e Ramona Aguirre, di origini aristocratiche, come molti giovani scrittori suoi contemporanei: Borges, Bioy Casares, ed altri e come loro ha avuto una formazione culturale europea. Infatti studiò musica e disegno a Parigi, con Giorgio De Chirico. Nel 1934, torna in Argentina e conosce Bioy Casares, essendo molto amica della madre. Nel 1940 si sposarono tra lo stupore di molti a causa dell'anticonformismo di Silvina e degli  undici anni di età che lei aveva in più.  Fu con una cerimonia intima, circondati da pochi amici intimi; uno dei testimoni del matrimonio fu Borges. Silvina Ocampo raggiunge la fama sulla scia di sua sorella Victoria, che è stata la promotrice della cultura argentina dagli anni ’30 fino agli anni ’50 e ’60, nonché fondatrice della rivista “Sur” con la quale diffondeva in Europa e negli Stati Uniti la letteratura argentina. Silvina Ocampo morì nel 1994 di Alzheimer. 

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