Oscar Portela | 4 Poesie Inedite in italiano

COME DOVREBBE ESSERE Tutto è finito: così dovrebbe essere. Si fece cosi justizia. Soli negri Nei suoi posti e il vento ...






COME DOVREBBE ESSERE

Tutto è finito: così dovrebbe essere.
Si fece cosi justizia. Soli negri
Nei suoi posti e il vento già
sparge le ceneri che guardavano le urne
della memória. Polvere sono ora
disperse tra frammenti delle ore
a occhio visto e torrenti di lacrime
In infinite notti illuminate per gelide stelle
In crudeli incubi che ritornano a me
E quel lupo, che affila i denti
dell'estate, dove amori torbidi
incendiano l'anima
confinata in lacune, in imagini barbare
E specchi d'illusioni che riflettono
le ore, sempre indigenti
di tempo sepolto
Cosi dovrebbe essere: adesso che solo, che molto solo
faccio rime com gli spettri del sangue
che vengono di sotterranee orme
com spettri e anime, penso che le
domande non furono contestate
e che invano tutto fu: nemmeno l'orrore m'aspetta
libero sono di abbandonare il campus
che l'angelus attinga cuori amati
confinati, sepolti fra vivi e morti
ombra tra ombre: fumo dell'essere
Tuttavia mi inquietano l'indigenti
frecce del destino
Oh, io, Oscar Ignácio Portela
sucessione discontinuata, bivaco di guerre
inconcluse, porto appena con me
la fame dell'infinito, la parola assoluta
e l'inerte abbandono della sorte impervia
come dovrebbe essere.

CIRCOLO VIZIOSO

E così, qui stiamo. In un non 'stare'
E cosi, qui e dove,
Se non conosciamo la direzione?
Soli de albe ácide
Crepuscoli vuoti
Notti ripetute come onde
del mare e la stessa ricerca
per stretti sentieri —le stesse cinture senz'ali
asfissiate per la passione dell'assoluto—
lo stesso sterile eratico godimento
e lo spasimo que comunica
con le pulsazioni di vita
al destarsi de un sogno circolare
come di un uccello predatore
sulla sua preda e passa il tempo.
E passiamo noi, lo stesso
Istante e allora, qui stiamo
A nessuno luogo siamo andati
-l'angolo muto e 'muto'
treme sotto la mano
la spalla
ma le tue gambe, le tue ansie di volare
la tua spaventosa sete
che è la sete del vampiro
che desidera essere l'Altro,
raggiungersi a se stesso
e essere ceneri
levate per il vento —lui stesso
essere che del niente fa, spazio cósmico e morata
domandasi: e allora, qui stò,
immobile davanti all'eternità
e al vuoto del tempo
que non redime né l'amore
né lo spavento, né il vuoto
più fondo que il vuoto,
fin qui siamo arrivati
e da qui eravamo partiti
Soltanto i marfilinei denti
Sono luminosi riflessi
Di iridiscenti lune
Que oggi dissanguano domande
Come quella que dice:
E cosi, que facciamo oggi
Fratelli?
Fin qui siamo arrivati.


ACQUE CRISTALLINE
a Zoe Arroyo

Un mormorio di cristalline acque
odo nel mio cuore: sotto di me
cuore di bambino e príncipe dei
verdi prati che percorrevo
col mio cavalo bianco, con il
quale attraversavo i sogni
dei cieli più torbidi
o dei desiderii più azzurri,
aldilá, dell'eredità perduta,
la vera pátria che alle volte ritorna
a gemere in me,
già detronizzato, e morto il mio cavalo
ma l'acque pure, cristalline,
suonano nell'udito e miei canti,
lanciati adesso per l'angelo
che di lontano, mi dice, continua
l'ode della vita, il ponte
che conduce da questa porta stretta
all'ampio cielo che solcava
certa volta e già con me
anche se io lo ignori. Così mi dice
Zoe, e malgrado le foglie dell'autunno
io continuo.

luglio di 2003


LEGGEREZZA


Lievi come la spuma
del mare-amore, lievi
come il soffio aureo
dell'alito che insuffla
vita al deserto
dello spirito:
lievi come la gioventù
lievissima, senza la croce del
passato che lapida
i nomi e sopra
al quale corre il mare,
né gli occhi ombrati
per il sole lanciati
fino al futuro
lievi, cosi cosi lievi
come l'istante
che fugge
senza che nessuno lo avverta
lievi, lievi, lievissimi
fra spasimi agonici e sogni
che promettevano estasi
e aure, dove giacere
desnudati e purificati
lievi, lievi, lievissimi
stiamo, stavamo
durante alcuni istanti
qui, in questo mondo
mentre il sole cadeva
sopra la arida terra
riempiendosi de ombre
Qui, qui, lievi, lievissimi.

Marzo 2004




Traduzione: Gilda Perlingieri Simonini 


OSCAR IGNACIO PORTELA BOFILL, nasce il 13 maggio 1950 nella provincia di Corrientes (Repubblica Argentina) è stato un poeta, saggista, giornalista e filosofo argentino. È stato considerato una delle voci più potenti della poesia e del pensiero latinoamericano. Ha pubblicato circa 15 libri di poesia e saggi. Il 26 gennaio 2014 muore all'età di 64 anni.

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