Milo de Angelis | Poesie 1976-2021

  LA LUCE SULLE TEMPIE Che strano sorriso vive per esserci e non per avere ragione in questa piazza chi confida e chi consola di colpo tacci...

 



LA LUCE SULLE TEMPIE


Che strano sorriso
vive per esserci e non per avere ragione
in questa piazza
chi confida e chi consola di colpo tacciono
è giugno, in pieno sole, l’abbraccio nasce
non domani, subito
il pomeriggio, i riflessi
sui tavoli del ristorante non danno spiegazioni
vicino alle unghie rosse
coincidono con le frasi
questa è la carezza
che dimentica e dedica
mentre guarda dentro la tazzina le gocce
rimaste e pensa al tempo
e alla sua unica parola d’amore: «adesso».


da: Somiglianze  (Guanda 1976)


ORA C'È LA DISADORNA
                                  
                                          In noi giungerà l'universo,
                                          quel silenzio frontale dove eravamo
                                          già stati
Ora c'è la disadorna
e si compiono gli anni, a manciate,
con ingegno di forbici e
una boria che accosta
al gas la bocca
dura fino alla sua spina
dove crede
oppure i morti arrancano verso un campo
che ha la testa cava
e le miriadi
si gettano nel battesimo
per un soffio.


Da: Millimetri (Einaudi 1983)


NEI POLMONI


La coperta, la sua  forza, mentre crescevamo
O gli occhi che  ieri furono ciechi,
oggi tuoi, ieri l’inseparabile. Le fiale,
il riso  in bianco diventano l’unico
mondo senza simbolo. Materia che
fu soltanto materia, nulla che
fu soltanto materia. Vegliare, non  vegliare, poesia,
cobalto, padre, nulla, pioppi.


Da:  Terra del viso  (Mondadori 1985)


TELEGRAMMA


La finestra è rimasta come prima. Il freddo
ripete quell’essenza idiota di roccia
proprio mentre tremano le lettere di ogni parola.
Con un mezzo sorriso indichi
una via d’uscita, una scala qualunque.
Nemmeno adesso hai simboli per chi muore.
Ti parlavo del mare, ma il mare è pochi metri quadrati,
un trapano, appena fuori. Era anche, per noi,
l’intuito di una figlia che respira
nei primi attimi di una cosa. Carta per dire
brodo e riso, mesi per dire cuscino. Gli azzurri mi chiamano
congelato in una stella fissa.


Da: Distante un padre (Mondadori 1989)



DONATELLA

La danza fiorisce, cancella il tempo e lo ricostruisce
come questo sole invernale sui muri
dell’Arena illumina i gradoni, risveglia insieme agli anni
gli dei di pietra arrugginita. «C’è Donata De Giovanni?
Si allena ancora qui?»«Come no, la Donatella,
la velocista, la sta semper de per lé.»


Mi guardava fisso, con l’antica dolcezza milanese
che trema lievemente, ma sorride. «Eccola, guardi,
nella rete del martello…la prego…parli piano…
con una mano disfa ciò che ha fatto l’altra mano.»
“chi è costui? Un custode, un’ombra, un indovino…
quali enigmi mi sussurra?” Si avvicinò
a Donata, raccolse una scarpetta a quattro chiodi.
«La tenga lei, signore, si graffia le gambe…
…povera Donata…è così bella…lei l’ha vista…»


«Forse il punto luminoso della pista
si è avvitato a un invisibile spavento, forse
quest’inverno è entrato nella gola insieme al cielo:
era sola, era il ventuno o il ventidue gennaio
e  ha deciso di ospitare tutto il gelo»


«O forse, si dice, è successo quando ha perso
il posto all’Oviesse, pare che piangesse
giorno e notte…per non parlare di suo padre…
i dottori che ha chiamato…mezza Milano»


«Io, signore, sbaglierò, le potrà sembrare strano
ma dico a tutti di baciarla, anche se in questo
quartiere è difficile, ci sono le carcasse dell’amore
c’è di tutto dietro le portiere. Sì, di baciarla
come un’orazione nel suo corpo, di baciare
le ginocchia, la miracolosa forza delle ginocchia
quando sfolgora agli ottanta metri, quasi al filo
e così all’improvviso si avvera, come un frutto»


«lo dica già stasera, in cielo, in terra, dappertutto,
lo dica alle persone di avvicinarsi: ne sentiranno
desiderio – è così bella – e capiranno che la luce
non viene dai fari o da una stella, ma dalla corsa
puntata al filo, viene da lei, la Donatella».


Da: Biografia sommaria  (Mondadori 1999)


V

HOTEL ARTAUD 



Mi saluti, ti rimetti il reggiseno, senti
che puoi smarrire il codice terrestre, demolire
il nucleo, precipitare nel buio. Vai verso la doccia.
Ricordi un nove e ottanta a corpo libero,
una primavera della pelle, una diagonale perfetta.
Dall’incubo estrai una forcina, ti aggiusti
i capelli, indossi la cuffia, chiedi soltanto
di essere risparmiata.


*


Noi qui, separati dai nostri gesti. Tu blocchi
il flusso dei secondi con un gemito. Componiamo
l’antica rima e subito cadiamo. Le pareti
restano lì, macchiate di rimmel.
L’angelus dell’alba ti guarda, nuda e taciturna.
Oscilla nel respiro la chiave. Ogni porta,
ogni lampadina, ogni spruzzo della doccia dicono
che si è rotta l’alleanza.


*


Ti alzi e ti tuffi, vuoi inghiottire la vita
e invochi il fiore della luna, il grande
osanna oscuro che dà tutto il piacere
agli amanti. Invochi l’unisono dei corpi
e la scintilla risorta, il sangue in tumulto,
le spalle nell’assoluto. Fuori, macchie di gasolio,
cavi sospesi, pezzi di requiem. Ne senti la minaccia
fino allo stridere delle lenzuola. Mi chiedi
se giungeranno qui, se noi potremo ancora salvarci.


*


Negli estremi atti di forza, nelle labbra sensitive,
nell’impeto che non si fa parola, ti cerchi
e ti consumi, affiori, graffi, ti aggrappi
urlando che questo è il bene eterno, che le stelle
s’incendiano sulla fronte, che rimarremo
qui per sempre. Ti rispondo che ogni dimora
si allontana da chi l’abita, che è la nostra
ultima recita.


*


Divina e distratta, sospinta da una lieve brezza,
ti sdrai, giochi con le lenzuola, ti atteggi,
sussurri, imiti movenze, ripeti che la notte
è incantevole a Brera. Ogni silenzio è dissolto,
tutto parla una lingua di merletti e sceneggiati,
un astuto sortilegio, un assolo che finisce
sul bordo degli hot pants.


*


Ci siamo presi, volti affannati e circospetti,
sopra una piastrella, misurando il respiro,
controllando le impronte digitali, baciando
la gola che si arrende, le ginocchiere
di una gara, il kimono, le spalle vinte, suono
dell’attimo scordato, la certezza di avere
sbagliato la traduzione.

*

Quando su un volto desiderato si scorge il segno
di troppe stagioni e una vena troppo scura
si prolunga nella stanza, quando le incisioni
della vita giungono in folla e il sangue rallenta
dentro i polsi che abbiamo stretto fino all’alba,
allora non è solo lì che la grande corrente
si ferma, allora è notte, è notte su ogni volto
che abbiamo amato.


Da: Tema dell’addio  (Mondadori 2005)


PER VIVIANA NICODEMO

Ho saputo, amica mia,
che sei stata in un limite. Anch’io
negli intervalli di una sola e grande morte
dormivo tra i casolari
dove si raccolgono d’inverno
con la parola disunita e il fitto
delle idee: entrava
un profumo di uva passa e la neve
dell’incontro ha percepito
la mia notte nella tua.


Da: Quell'andarsene nel buio dei cortili  (Mondadori 2010)


*


Questa morte è un’officina
ci lavoro da anni e anni
conosco i pezzi buoni e quelli deboli,
i giorni propizi, la virtù
di applicarsi minuto per minuto e quella
di sostare, sostare e attendere
una soluzione nuova per il guasto.
Vieni, amico mio, ti faccio vedere,
ti racconto.

*

Poi, di colpo, un lunedì di febbraio
tutto è tornato come prima… è uscita
dal suo feudo,
ha fatto incursioni, all’alba,
nella casella della posta, ha ripreso
la sua cerimonia incessante, ha diffuso
un canto di puro gelo
ha cercato proprio noi.
 
 *
 
 
Guardo la tua testa sul cuscino,
guardo la sonda e la flebo farsi tempo
e contrasto tra il giorno e le pupille
e la boccetta avvelenata ormai volava
in uno splendore di notturni
e tutto divenne infinito dilemma:
nel regno chiaro della scelta tu volevi
morire, non c’è dubbio, lo volevi e hai chiamato
l’ultima ora ma lei ha risposto con un sussurro
di giovane donna dai guanti viola
e tu hai esitato.
 
*
 
In carcere bisogna parlare
lo sanno anche i taciturni come te
il veleno si fa strada in ogni silenzio
la notte ti interroga ti interroga
e tu alla fine hai risposto
parlavi di lei corpo sposa tenaglia
lei come una grazia folgorata
nessuno nel vederla resta vivo
parlavi di lei oscura furia delle melograne
luce selvaggia al cadere di una veste
assoluto mescolato all’ora d’aria.

*
 
Era l’aggravarsi
di ogni atto nel buio di se stesso,
la cieca evasione, l’indulto
che ha potuto liberarci
per una notte sola,
per una sola notte sterminata.

Da:  Incontri e agguati (Mondadori 2015)


 
LA GALLERIA DEGLI SPECCHI


Si muovono al vento povere bandiere, il padre
e i due fratellini fanno il biglietto dell’autoscontro,
entrano nel gioco, incontrano una collisione
che durerà per sempre, vedono ingrandirsi
le crepe sul volante, la luce obliqua dell’insegna,
l’ombra colpita. Tu entri nella galleria
degli specchi e sei solo, nessuno ti aspetta all’uscita,
sei solo e guardi fuori la forza degli ippocastani,
ascolti una musica lieve e senza tempo, osservi
la nuova vicenda dei ballerini sul palchetto di legno,
disegni sul vetro l’antica vicenda di corpi affondati
nelle acque dell’Idroscalo, l’amore che smarrisce
la sua strada, la notte che ti scruta e ti attende.

Da: Linea intera, línea spezzata (Mondadori 2021)


MILO DE ANGELIS  è nato nel 1951 a Milano, dove insegna in un carcere di massima sicurezza. Ha pubblicato Somiglianze (Guanda, 1976); Millimetri (Einaudi, 1983, ristampato da Il Saggiatore nel 2013); Terra del viso (Mondadori, 1985); Distante un padre (Mondadori, 1989); Biografia sommaria (Mondadori, 1999); Tema dell’addio (Mondadori, 2005); Quell’andarsene nel buio dei cortili (Mondadori, 2010); Incontri e agguati (Mondadori, 2015); Linea intera, linea spezzata (Mondadori, 2021). Ha scritto un racconto fiabesco (La corsa dei mantelli, Guanda, 1979, ristampato da Marcos y Marcos nel 2011) e un volume di saggi (Poesia e destino, Cappelli, 1982, ristampato da Crocetti nel 2019). Ha tradotto dal francese e dalle lingue classiche Racine, Baudelaire, Maeterlinck, Blanchot, Drieu La Rochelle, Eschilo, Lucrezio, Virgilio, Claudiano, Antologia Palatina. Nel 2008 è uscito Colloqui sulla poesia, dove appaiono le sue prime interviste, a cura di Isabella Vincentini, con un DVD di Viviana Nicodemo e Stefano Massari. Nello stesso anno viene pubblicato un volume che raccoglie tutta la sua opera in versi (Poesie, Oscar Mondadori, a cura di Eraldo Affinati). Nel 2017 pubblica presso Mimesis un secondo libro di interviste (La parola data, a cura di Luigi Tassoni, con DVD di Viviana Nicodemo) e presso Mondadori la raccolta completa dei suoi versi (Tutte le poesie 1969-2015 a cura di Stefano Verdino). 

Related

Poesia Italiana 312635095404931272

SEGUICI SU FACEBOOK

SEGUICI SU TWITTER

Post Più Recenti

In Evidenza

Doris Bellomusto | Quindici Poesie Inedite

Da: Vuoti a rendere L’amore, il tempo e le mancanze (Raccolta Inedita) 1.- ORO E PETROLIO L’amore è un pugno nel ventre, oro e petrolio. L’a...

Novità Editoriali

Letteratura Straniera

Intervista

I Piu' Letti

Musica

Letteratura Italiana

Visualizzazioni totali

item