Marta López Vilar | Poesie Scelte 2007-2019
ALL'INIZIO DEL NOME All'inizio del nome, questo fremito, la vita che si avvicina e non trattiene l'acqua tra le mie mani. Acceca...
ALL'INIZIO DEL NOME
All'inizio del nome, questo fremito,
la vita che si avvicina
e non trattiene l'acqua tra le mie mani.
Accecata dal nome, tremo di luce
e sono riflesso della tua voce,
fuga verso l'aria,
la parola che arriva e che ti nomina.
EN EL COMIENZO DEL NOMBRE
En el comienzo del nombre, este temblor,
la vida que se acerca
y no detiene el agua entre mis manos.
Cegada por el nombre, tiemblo de luz
y soy reflejo de tu voz,
huida hacia el aire,
la palabra que llega y que te nombra.
MALINCONIA DI UNA STATUA
Stanca, reclini la testa cercando la tua memoria
tra lo sconforto.
Chiudi gli occhi alla ricerca di quel mare
che portò via altri corpi che ti erano accanto,
divenuto cenere e vecchiaia, essendo calore
prematuro della morte.
Reclini la testa e non senti la mano
fragile che sostiene la tua stanchezza,
quell'oscurità che albergano i tuoi occhi
al culmine dell'alba.
Non hai altro che la solitudine scolpita
in tutto ciò che è custodito, il minuzioso moto ondoso
del dolore che perfora il tempo
fino a cancellarti.
Stanca, ti chiedi dove si svolgerà
il bel cantico della notte,
in quale luogo raccoglierai la tua luce e la tua presenza,
e in quale direzione sono andate le parole
di tutto ciò che è andato smarrito.
MELANCOLÍA DE UNA ESTATUA
Cansada, reclinas la cabeza buscando tu memoria
entre esa pesadumbre.
Cierras los ojos en busca de ese mar
que a otros cuerpos se llevó de tu lado,
vuelto en ceniza y vejez, siendo calor
prematuro de la muerte.
Reclinas la cabeza y no sientes la mano
frágil que sostiene tu cansancio,
esa oscuridad que albergan tus ojos
en pleno amanecer.
Nada tienes salvo la soledad esculpida
en todo lo guardado, el oleaje minucioso
del dolor horadando el tiempo
hasta borrarte.
Cansada, te preguntas dónde se hará
el cántico hermoso de la noche,
en qué lugar recogerás tu luz y tu presencia,
y hacia qué lugar se marcharon las palabras
de todo lo perdido.
DOPO UN SOGNO
Da molto lontano vengo, come il vento chiaro
che ho abbandonato nella tua voce
per proteggerti dalla morte.
Non ti ho salutato.
Perciò vieni da me
e salvami come tante altre notti
dai miei sogni.
DESPUÉS DE UN SUEÑO
De muy lejos vengo, como el viento claro
que abandoné en tu voz
para protegerte de la muerte.
No me despedí de ti.
Por eso ven a mí
y sálvame como tantas otras noches
de mis sueños.
PORTO DI MÁGOAS
Ho scelto i porti che più somigliassero alla tua voce.
Ho scelto le barche, le onde, i pesci
che hanno dovuto morire tra le ceneri ...
Ho scelto i ponti da dove guardare la notte.
Ma nulla importa .
Ho scelto la vita e le tue parole non sono mai ritornate.
PORTO DE MÁGOAS
Elegí los puertos que más se parecieran a tu voz.
Elegí los barcos, las olas, los peces
que tuvieron que morir entre cenizas…
Elegí los puentes desde donde mirar la noche.
Pero nada importa.
Elegí la vida y tus palabras nunca regresaron.
SOLO LA PIOGGIA
Solo la pioggia ricorda ciò che il tuo corpo sogna
ogni notte,
i passi che lentamente attraversano il mattino
per giungere a me
come un cavallo triste e straziato.
SÓLO LA LLUVIA
Sólo la lluvia recuerda lo que sueña tu cuerpo
cada noche,
los pasos que cruzan lentamente la mañana
para llegar a mí
como un caballo triste y malherido.
Ormai nulla perseguo, nulla si presenta davanti alla mia porta.
Nessuna gioventù ho sentito eccetto la tua,
nessuna città, nessun autunno riversò
sulle mie mani la chioma della luce,
i misteri dell’aria.
Dormono con te quel sangue versato
nei sogni, la notte senza rifugio
con reti d’oro, il profumo
addensato di papaveri sulle tue labbra
mentre io contemplo la patria distrutta del tuo corpo,
appena abbandonato.
Contemplo quel dio che mi catapultò nella vita
giacendo nell’ombra immensa
di quel che non avrò più...
La morte è giunta al mondo, mio dio,
e ormai nulla potrà spaventare il mio freddo.
ADRIANO HABLA AL CUERPO MUERTO DE ANTÍNOO
Ya nada persigo, nada se presenta ante mi puerta.
Ninguna juventud sentí sino la tuya,
ninguna ciudad, ningún otoño desbordó
por mis manos el cabello de la luz,
los misterios del aire.
Duermen contigo aquella sangre derramada
en sueños, la noche sin refugio
con redes de oro, el perfume
cuajado de amapolas en tus labios
mientras yo contemplo la patria destruida de tu cuerpo
recién abandonado.
Contemplo al dios que me arrojó a la vida
yaciendo en la sombra inmensa
de lo que ya no tendré…
La muerte ha llegado al mundo, mi dios,
y nada ya podrá espantar mi frío.
GIORNI DEI RITORNI
A Jristos
vedere gli uccelli invisibili che mi annunciassero te
dal porto silenzioso che ha la memoria.
Il giorno del tuo ritorno era un luogo vuoto di luce,
una parola addormentata nell'ombra
che ti stava aspettando senza nome.
Ma non ho mai visto arrivare le barche né gli uccelli.
Ho sentito soltanto il tocco cinereo dell'attesa
calare le ore,
abbracciare il corpo,
esiliare la vita, lentamente,
in qualunque onda dove si confessa chi è morto.
ver las aves invisibles que te anunciaran a mí
desde el puerto silencioso que tiene la memoria.
El día de tu regreso era un lugar hueco de luz,
una palabra dormida en la sombra
que te esperaba sin nombre.
Pero nunca vi llegar los barcos ni las aves.
Sólo sentí el tacto ceniciento de la espera
descender las horas,
abrazar el cuerpo,
exiliar la vida, lentamente,
en cada ola donde se confiesan los que han muerto.
–Dammi una parola ...
–Nessuna è abbastanza per questo terrore.
Tutte dormono. Non le svegliamo
o qualcosa ci ucciderà.
–Dame una palabra...
–Ninguna es suficiente para este terror.
Todas duermen. No las despertemos
o algo nos matará.
si posa la tua voce su questi tavoli ...
Sei la materia del vento
il corpo tornato
dal lungo viaggio dell'attesa.
Dico il tuo nome
notturno e terrestre come lo stupore,
bello e crudele
come l'ultimo canto dei morti.
La tua voce, delicatezza di uccello invisibile
e un caffè vuoto
nell'abbraccio blu della tristezza.
CAFÉ KAFKA
se posa tu voz en estas mesas…
Eres la materia del viento,
el cuerpo regresado
del largo viaje de la espera.
Digo tu nombre,
nocturno y terrestre como el asombro,
hermoso y cruel
como el último canto de los muertos.
Tu voz, delicadeza de pájaro invisible
y un café vacío
en el abrazo azul de la tristeza.
CIRCE
Vivo su quest'isola.
Qui la notte è un fiore scuro
che si apre segretamente dopo la pioggia.
Ho preparato per anni
il tuo arrivo, la tua memoria di brina,
lo stupore della luce.
Qui il vino è fatto per le tue labbra,
i pesci per questo mare
e l'aria per il tuo corpo.
Se ricordi quest'isola
troverai il luogo che non conosce orizzonte
e non si sorprende, ritardato nei tuoi occhi,
della terribile solitudine del tempo.
CIRCE
Habito en esta isla.
Aquí la noche es una flor oscura
que se abre en secreto tras la lluvia.
He preparado durante años
tu llegada, tu memoria de escarcha,
el asombro de la luz.
Aquí el vino está hecho para tus labios,
los peces para este mar
y el aire para tu cuerpo.
Si recuerdas esta isla
encontrarás el lugar que no conoce horizonte
y no se extraña, demorado en tus ojos,
de la terrible soledad del tiempo.
NAVIGAZIONE
Non ravviserò la terra dopo questa nuda solitudine.
Senza luce e senza immagine, il vuoto
mi inventa e mi consuma
come questo sogno crudele che non è più mio.
Non ricorderò i miei occhi, la mia voce né il mio segreto.
Piegherò i venti per cancellare la mia forma
e addormenterò il mio corpo nella dolcezza terribile dell'oblio.
Non ravviserò la terra né questo mare ricorderà che esiste.
Nessuna solitudine ricorda il suo ritorno
se da essa parte ed essa è la sua unica destinazione.
NAVEGACIÓN
No divisaré la tierra después de esta desnuda soledad.
Sin luz y sin imagen, el vacío
me inventa y me consume
igual que este sueño cruel que ya no es mío.
No recordaré mis ojos, mi voz ni mi secreto.
Curvaré los vientos para borrar mi forma
y dormiré mi cuerpo en la dulzura terrible del olvido.
No divisaré la tierra ni este mar recordará que existe.
Ninguna soledad recuerda su regreso
si de ella parte y ella es su único destino.
LA TUA FELICITÀ
Imparerò ad essere la bella estate che non conosce la neve,
la tiepida schiuma del sogno addormentato tra le mani
o la tenerezza che ogni notte conduce ai boschi di salici.
Imparerò ad essere il tuo nome nella crudele distanza delle sponde
che non ti sfiorerà,
la strada bagnata che non risponde più alle mie domande
perché sei divenuto ferita felice, parola aperta,
di ognuno dei miei giorni.
TU FELICIDAD
Aprenderé a ser el bello verano que no conoce la nieve,
la espuma tibia del sueño dormido entre las manos
o la ternura que lleva a los bosques de sauces cada noche.
Aprenderé a ser tu nombre en la distancia cruel de las orillas
que no te rozará,
la calle mojada que no responde ya a mis preguntas
porque te has vuelto herida feliz, palabra abierta,
de cada uno de mis días.
LA TUA PARTENZA
È l'ora di partire. Lo dice tanto mare
e tanta calma, il ricordo sulla sabbia
d'interi giorni a tessere e disfare
le scuse dell'oblio e dell'amore.
TU PARTIDA
Es la hora de partir. Lo dice tanto mar
y tanta calma. El recuerdo en la arena
de los días enteros tejiendo y destejiendo
las excusas del olvido y el amor.
Quando la tua assenza tessa il suo respiro gelido
tra le mie dita
e rimanga vivo solo
questo bel segreto della tua attesa,
sarà il tempo a dividere questi due fiori:
una luce incerta posata sulle cose
o il volto immobile di una statua nel mare
che invoca la sua memoria
per sapere che esiste.
FLORES BLANCAS
entre mis dedos
y sólo quede vivo
este secreto hermoso de tu espera,
el tiempo será lo que divide estas dos flores:
una luz incierta posada en las cosas
o el rostro inmóvil de una estatua en el mar
que invoca su memoria
para saber que existe.
INCONTRO
La tua memoria non capirà questo giorno
la luce deserta che disegna il tuo corpo
proveniente dalla morte, cieco,
staccato dal mare.
Non ricordo le tue braccia, il calore
del tuo petto sul mio, il bel sacrificio
che ti ha portato a me da così lontano.
Riconoscermi e supplicare ai tuoi occhi
di non essere questo esilio che mi accerchia,
questa terribile pioggia che respira
mentre arrivi a questa patria oscura
-che ti abbraccia smarrita
e che baci - in mezzo alla gente.
REENCUENTRO
No entenderá este día tu memoria,
la luz desierta que dibuja tu cuerpo
llegando de la muerte, ciego,
desprendido del mar.
No recuerdo tus brazos, el calor
de tu pecho sobre el mío, el bello sacrificio
que te trajo hasta mí desde tan lejos.
Reconocerme y suplicar a tus ojos
que no sean este exilio que me cerca,
esta lluvia terrible que respira
mientras llegas a esta patria oscura
-que te abraza perdida
y besas- en medio de la gente.
Penso, a questa sera, in cui il silenzio cade
come un velo di nebbia
sul tempo.
Non c'è nessuno fuori e si profila l'ombra
nell’idioma muto
della pioggia.
Quando giunga la voce, quando sorga il giorno,
quando il rumore baci la pelle esausta
e squamata della notte
forse qualcuno arriverà, si avvicinerà a questo silenzio
e si volterà, di soppiatto,
affinché non me ne accorga.
NOCHE DE SÁBADO
Pienso, en esta noche, que el silencio cae
como un velo de niebla
sobre el tiempo.
Nadie hay afuera y se perfila la sombra
en el idioma mudo
de la lluvia.
Cuando llegue la voz, cuando amanezca,
cuando el ruido bese la piel exhausta
y escamada de la noche
acaso alguien llegará, se acercará a este silencio
y se dará la vuelta, con sigilo,
para que no me entere.
IL TUO POSTO VUOTO
Parlerò alla tua ombra, alla tua bellissima ombra
nera che si siede di fronte a me per ascoltarmi.
Saranno parole morte, il fedele ricordo della cenere,
tutto ciò che ascolterai.
Parlo al tuo posto vuoto ed è ciò che mi resta:
un soliloquio crudele che trema di freddo e di abbandono,
smarrito tra i corpi.
TU ASIENTO VACÍO
Hablaré a tu sombra, a tu hermosa sombra
negra que se sienta frente a mí para escucharme.
Serán palabras muertas, el recuerdo fiel de la ceniza,
todo lo que oirás.
Hablo a tu asiento vacío y es lo que me queda:
un soliloquio cruel temblando de frío y abandono,
perdido entre los cuerpos.
BIANCO
Te ne vai per sempre
e non so più dove si apre il mondo,
dov'è il mio cuore e tanti fiori.
Divento terra profonda e deserta,
corpo giovane, senza volto, radicato nella morte.
BLANCO
Te marchas para siempre
y ya no sé dónde se abre el mundo,
dónde está mi corazón y tantas flores.
Me vuelvo tierra profunda y desierta,
cuerpo joven, sin rostro, enraizado a la muerte
da: La palabra esperada (Hiperión. Madrid 2007)
*
RITORNI
Io so che non ho ritorno,
che poco a poco si andrà esaurendo il desiderio
di tornare a un luogo,
che non è mai stato mio né di nessuno.
REGRESOS
Yo sé que no tengo retorno,
que poco a poco se irán agotando las ganas
de volver a un lugar,
que nunca fue mío ni de nadie.
LA FALSA CITTÀ
Ti ho incontrato nella città che non hai mai conosciuto
nella falsa città della mia memoria,
nei suoi falsi viali dove transita la gente
che ama l'inverno
e, soprattutto,
averti per prendere ogni notte
le colombe del tuo corpo.
LA FALSA CIUDAD
Te encontré en la ciudad que nunca conociste,
en la falsa ciudad de mi memoria,
en sus falsas avenidas donde transita la gente
que ama el invierno
y, por encima de todo,
tenerte para atrapar las palomas
de tu cuerpo cada noche.
Basterebbe distendere il mio corpo su questo mare,
attendere l'alba
con i suoi tremila angeli nudi
e sapere che la prossima notte
chi cercherà la parusia
sarò io,
mentre tutto il resto brucia nell'oblio
e desidera solo la cenere.
Bastaría extender mi cuerpo en este mar,
esperar el alba
con sus tres mil ángeles desnudos
y saber que la próxima noche
quien buscará la parusía
seré yo,
mientras todos lo demás arde en el olvido
y sólo añora la ceniza.
VARIAZIONE SU UNA POESIA DI CARLES RIBA
la città del sangue e del vino dimenticato.
Che io non sia più ...
il volto giovane, il lungo viaggio sotto il sole d'agosto
che cade dentro una macchina vuota,
la parola inondata da boschi
che getta la sua rete negli occhi del gelo.
Che io non sia più ...
quel settembre di cappelli azzurri sulle nostre teste,
le mani piene di delfini
che spostano la luce
e il disordine,
il cuore dell'isola dove i gabbiani
divorano il tempo senza il bisogno di minuti.
Che io non sia più ...
né tu né io,
l'altro lato dei nostri propri ricordi.
Che io non sia più colei che invecchia
di fronte a te dall'altra parte del ponte,
colei che aspetta la tempesta
là dove palpita l'oscuro cuore della memoria.
Che io non sia più ...
nessuno,
nemmeno questo amore né l'allegria.
VARIACIÓN SOBRE UN POEMA DE CARLES RIBA
A José Cereijo
Que yo no sea más ese error insalvable, el pájaro lento,
la ciudad de la sangre y el vino olvidado.
Que yo no sea más…
el rostro joven, el viaje largo bajo el sol de agosto
que cae en un coche vacío,
la palabra inundada de bosques
que echa su red en los ojos del hielo.
Que yo no sea más…
aquel septiembre de sombreros azules en nuestras cabezas,
las manos llenas de delfines
cambiando de sitio la luz
y el desorden,
el corazón de la isla donde las gaviotas
devoran el tiempo sin necesidad de minutos.
Que yo no sea más…
ni tú ni yo,
el otro lado de nuestros propios recuerdos.
Que yo no sea más aquella que envejece
frente a ti al otro lado del puente,
la que espera la tormenta
allá donde late el oscuro corazón de la memoria.
Que yo no sea más…
nadie,
ni tan siquiera este amor ni la alegría.
Ci svegliamo senza corpo né parola
e ci sono lunghe tregue
per il nostro riposo.
Amanecemos sin cuerpo ni palabra
y existen largas treguas
para nuestro descanso.
Questa volta comincia la notte
a dimenticare l'esatta misura dell'oblio.
Basta il silenzio, una parola fiorita nella memoria
per farti tornare.
LO EXACTO
Esta vez comienza la noche
a olvidar la exacta medida del olvido.
Basta el silencio, una palabra florecida en la memoria
para que regreses.
L'ARRIVO
Si avvicina il desiderio
e so che non c'è oblio
nella mite regione nuda della tua assenza.
Se avecina el deseo
y sé que no hay olvido
en la leve región
desnuda de tu ausencia.
Forse oggi tornerai ad abbandonare
la luce di nuovo.
Non confonderai il luogo.
Non c'è mai un vuoto sbagliato.
Puede que vuelvas hoy para deshabitar
la luz de nuevo.
No te confundirás de lugar.
Nunca hay vacío equivocado.
INSONNIA CON MONTALE
Come sempre, la luce si abitua
fino a molto tardi.
Anche io, che aspetto la tua voce
con il dolore compiuto
e una poesia di Montale
-Nel fumo-
sul punto di dirmi dove sei.
Como siempre, se acostumbra la luz
hasta muy tarde.
También yo, que espero tu voz
con el dolor cumplido
y un poema de Montale
-Nel fumo-
a punto de decirme dónde estás.
DI OMBRE E DI CAPPELLI
Imparerò le tue ombre per non dimenticarle
e avrò cura di te in giorni come questi
in cui le nostre orme
sono solo di ombre e di cappelli dimenticati.
Sono i giorni dell'oblio.
Nessuno può essere più fortunato di noi.
Amiamoci se è necessario.
DE SOMBRAS Y SOMBREROS
Aprenderé tus sombras para que no se me olviden
y cuidaré de ti en días como estos
en los que nuestras huellas
sólo son de sombras y sombreros olvidados.
Son los días del olvido.
Nadie puede ser más afortunado que nosotros.
Amémonos si es preciso.
Da: De sombras y sombreros olvidados (Amargord Ediciones, Madrid 2007)
*
Canta la morte e la sua musica è diversa.
Tesse l'aria come un ragno solitario
che si arrende teneramente alla sua condanna.
Come te, che ora ascolti il suo canto
immerso, senza più lacrime,
tra le acque di ottobre.
RITO
Canta la muerte y es distinta su música.
Teje el aire como una araña solitaria
que se entrega tiernamente a su condena.
Igual que tú, que ahora escuchas su canto
sumergido, ya sin lágrimas,
entre las aguas de octubre.
OVIDIO ARRIVA A TOMI
Questa neve è eterna, proprio come il mio esilio.
Ora i giorni non mi appartengono
non ricordano più la loro origine.
Nemmeno i fiumi serbano memoria
del loro corso.
Nulla mi rimane del tempo qui.
Solo silenzio, il bianco,
e non sapere a chi scrivo,
né perché.
OVIDIO LLEGA A TOMOS
Es eterna esta nieve, igual que mi destierro.
Ahora los días no me pertenecen,
no recuerdan ya su origen.
Ni tan siquiera los ríos guardan memoria
de su curso.
Nada me queda aquí del tiempo.
Sólo silencio, lo blanco,
y no saber a quién escribo,
ni por qué.
ELEUSI
Da qui fugge la luce,
l'avvicino alle labbra come un'antica offerta
affinché mi restituisca il mondo
e alla sua tiepida empietà.
È una libagione che a nessun dio
si offrirà bella
né segreta. Non avrà il sapore dolce della terra
né delle sue radici.
Il silenzio porta nelle sue mani
il liquore rancido di ciò che muore
e unge le mie labbra di un vuoto impuro.
È ciò che rimane di un dio
il sapore che la mia bocca ha.
ELEUSIS
Huye de aquí la luz,
la acerco a mis labios como a una ofrenda antigua
para que me devuelva el mundo
y su tibia impiedad.
Es una libación que a ningún dios
se ofrecerá hermosa
ni secreta. No sabrá dulce a la tierra,
tampoco a sus raíces.
El silencio trae en sus manos
el rancio licor de lo que muere
y unge mis labios de un vacío impuro.
Es lo que queda de un dios
a lo que sabe mi boca.
ORFEO
lì dove era in attesa un varco di luce
e un amore perduto che non esiste.
In seguito, fui solo sangue,
canto eterno,
volto muto.
ORFEO
allí donde esperaban un rastro de luz
y un amor perdido que no existe.
Después, sólo fui sangre,
canto eterno,
mudo rostro.
TRASFORMAZIONE
Neanche il suo freddo resterà quando il sole la toccherà
per trasformarla in acqua che, per quanto pura, dorrà sulle labbra.
E la berrò.
La luce ucciderà questa memoria bianca.
Non sarà il mare né il piombo scuro della notte,
bensì il nudo corpo dell'aurora,
ogni giorno.
Nemmeno le ombre resteranno
e tutto se ne andrà lentamente lungo il fiume,
verrà pulito da nomi e da fango,
e non saprò chi sono
quando calerà la notte.
TRANSFORMACIÓN
Ninguna huella queda ya entre la nieve.
Tampoco quedará su frío cuando el sol la toque
para convertirla en agua que, de tan pura, dolerá en los labios.
Y yo la beberé.
La luz matará esta memoria blanca.
No será el mar ni el plomo oscuro de la noche,
sino el cuerpo desnudo de la aurora,
cada día.
No quedarán ni las sombras
y todo se irá lentamente por el río,
se limpiará de nombres y de barro,
y no sabré quién soy
cuando anochezca.
ULTIMA MEDITAZIONE DI MARCO AURELIO
Non importerà la luce,
nemmeno il caldo che dorme nei campi
ed erompe nella mia bocca come una sorgente
di sole che cade tra i fiori.
Solo il tempo sa, conosce questo odore
a muschio vivo che ora sento,
amando il suo finale limpido
i bellissimi resti dei boschi
dopo le battaglie.
Tanta vita, ora, non presagisce
che tutto sarà ultimo
che anche questa bellezza sarà seme sterile
per l'acqua e per questa voce che la invocano ancora.
ÚLTIMA MEDITACIÓN DE MARCO AURELIO
No importará la luz,
tampoco el calor que duerme en los campos
y estalla en mi boca como un manantial
de sol cayendo entre las flores.
Sólo el tiempo sabe, conoce este olor
a musgo vivo que ahora siento,
su limpio final amando
los restos hermosos de los bosques
después de las batallas.
Tanta vida, ahora, no presagia
que todo será último,
que también esta belleza será semilla estéril
para el agua y esta voz que aún la invocan.
LA MORTE DI DIDO
Ho attraversato il deserto.
Ma il tempo non è mai passato sul mio volto
perché ancora conservo il tiepido candore
della bellezza che una volta mi fu promisa.
Nessuno capirà la mia morte proprio ora
che ho visto le città più belle,
come la luce indugiava su ogni fiore
che nasceva nei palazzi di Cartagine.
Ma ho attraversato il deserto
e chi vede la propria immagine durante quel percorso,
anche fosse una notte, sa che non ha più importanza
che la sabbia possa trasformarsi in tempo
o in cammino.
Ogni giorno so di avere lo stesso destino di quella terra:
spargermi in mille pezzi e non giungere a luogo alcuno.
LA MUERTE DE DIDO
He cruzado el desierto.
Pero nunca pasó el tiempo en mi rostro,
porque aún conservo el tibio candor
de la belleza que alguna vez me prometieran.
Nadie entenderá mi muerte justo ahora
que he visto las ciudades más hermosas,
cómo se demoraba la luz en cada flor
que nacía en los palacios de Cartago.
Pero he cruzado el desierto,
y quien ve su propia imagen durante esa travesía,
aunque sea una noche, sabe que poco importa ya
que la arena pueda convertirse en tiempo
o en camino.
Cada día sé que tengo el mismo destino que esa tierra:
esparcirme en mil pedazos y no llegar a parte alguna.
LUMACA
Guardo la tua lentezza
la traccia di luce che lasci al tuo passaggio
come la linfa sparsa dagli alberi.
Sei il piccolo dio della sete
che attraversi le foglie e la notte
nel suo infinito riposo.
Ti osservo senza ferite
e guardo le mie mani: ombre di neve
che hanno toccato la morte col tuo stesso riguardo.
CARACOL
Miro tu lentitud,
la traza de luz que abandonas a tu paso
como la savia derramada de los árboles.
Eres el pequeño dios de la sed
que atraviesa las hojas y la noche
en su infinito reposo.
Te observo sin heridas
y miro mis manos: sombras de nieve
que tocaron la muerte con tu mismo sigilo.
Immagino che potrà curarmi, che quel sangue porpora
è ciò che rimane della sera più bella: quella che non vedo,
quella che mai vedrò diffusa nei miei occhi.
Affido ciò che ho della mia fragile giovinezza
a questo istante che trema.
Affido il mio corpo come il vimini a questa sete e a questo vuoto.
È la prova che sono viva.
Qualcuno mi parla fuori,
qualcuno chiede le mie mani di neve, la loro purezza.
Ma nulla tocco in questo istante che mi esige
la più limpida nitidezza di chi ha sognato col ritornare
al mondo dei vivi.
Questo giovane corpo non sarà per sempre della vita,
ho mangiato il melograno della notte,
il suo inganno di luce e di speranza.
E sulla terra morirà lentamente quel giglio così puro
che mi ha portato alle ombre.
E mia madre mi piangerà ogni giorno, come se fossi morta.
Acerco a mis labios el oscuro néctar que mana de esta ofrenda.
Imagino que va a poder curarme, que esa sangre púrpura
es lo que queda de la tarde más hermosa: la que no veo,
la que nunca veré extendida en mis ojos.
Entrego lo que tengo de mi frágil juventud
a este instante que tiembla.
Entrego mi cuerpo como el mimbre a esta sed y este vacío.
Es la prueba que me queda de estar viva.
Alguien me habla fuera,
alguien pide mis manos de nieve, su pureza.
Pero nada toco en este instante que me exige
la más limpia claridad de quien soñó con regresar
al mundo de los vivos.
Este cuerpo joven no será para siempre de la vida,
comí de la granada de la noche,
su engaño de luz y de esperanza.
Y en la tierra morirá lentamente aquel lirio tan puro
que me trajo a las sombras.
Y mi madre me llorará cada día, como si hubiera muerto.
La sua feroce carezza diventa ferita,
come se la mia pelle ormai
sapesse solo respirare nel deserto.
La pioggia cade così lentamente
o è così lontana casa mia
che immagino di attraversare un paese d'oblio,
interminabile,
dove non dormire mai.
TORMENTA
Su caricia feroz se vuelve herida,
como si ya mi piel
sólo supiera respirar en el desierto.
Cae tan lenta la lluvia
o está tan lejos mi casa
que imagino estar cruzando un país de olvido,
inacabable, donde no dormir nunca.
NIOBE
Ora vago verso il monte con il tuo piccolo corpo.
Tu eri l'ultima in cui ho visto
brillare il sole nelle sue pupille, dicendo addio.
Tutto è penombra ora,
velo freddo nei miei occhi.
Non c'è luogo amabile per darti riposo
figlia mia.
Temo che tutto ti spaventi quando non ci sarò
e non riesca a raggiungere le tue mani sotto il sogno.
Io sarò circondata da animali oscuri
che berranno da me ogni notte.
Lentamente non sento più il tenero calore
del tuo corpo accanto al mio.
E' più crudele la pietra della morte.
Ora inizia e arde il mio castigo:
averti in questo cuore
che non sento più.
NÍOBE
Ahora vago hacia el monte con tu pequeño cuerpo.
Tú eras la última en la que vi
brillar el sol en sus pupilas, despidiéndose.
Todo es penumbra ahora,
velo frío sobre mis ojos.
No hay lugar amable para darte descanso,
hija mía.
Temo que todo te asuste cuando falte
y no pueda alcanzar tus manos bajo el sueño.
Yo estaré rodeada de animales oscuros
que beberán de mí cada noche.
Lentamente dejo de sentir el calor tierno
de tu cuerpo junto al mío.
Es más cruel la piedra que la muerte.
Ahora comienza y arde mi castigo:
llevarte en este corazón
que ya no siento.
Straniero,
il mare era il tuo viaggio, attraversare le sue acque scure
prigioniero del sogno e dell'oblio,
e non ricordare null'altro che il tuo ritorno.
Poco importa a questo mare che ogni istante
sia riflesso di un altro istante,
cielo vuoto che impara ad imbrunire e ad essere la sua aurora.
Ma io non so a quale dio supplicare il tuo sogno,
il presagio di neve che ora cade
nella tua pallida memoria che non ritornerà.
Questo mare, la sua trasparenza di gelo, non lascia
che i miei occhi contemplino il tuo cammino.
Smarriti e puri, così li hai conosciuti
ti accomiatano come una cerimonia.
Straniero,
vai col bene
e attraversa il cieco abisso che ora vedo
guarda come le onde hanno il medesimo limpido candore
delle mie mani, lo stesso azzurro delle notti di Feacia.
Il mare era il tuo viaggio, così come la tua assenza che, ora,
echeggia come una conchiglia di cenere
in mezzo a un naufragio.
Extranjero,
era el mar tu viaje, cruzar su agua oscura
preso del sueño y del olvido,
y no recordar nada más que tu regreso.
Poco le importa a este mar que cada instante
sea reflejo de otro instante,
cielo vacío que aprende a anochecer y a ser su aurora.
Pero yo no sé a qué dios suplicar tu mismo sueño,
el presagio de nieve que ahora cae
en tu pálida memoria que no regresará.
Este mar, su transparencia de hielo, no deja
que mis ojos en él contemplen tu camino.
Extraviados y puros, así los conociste,
te despiden como una ceremonia.
Extranjero,
ve con bien
y atraviesa el ciego abismo que ahora veo,
mira cómo las olas tienen la misma blancura limpia
de mis manos, el mismo azul de las noches de Feacia.
Era el mar tu viaje, lo mismo que tu ausencia, ahora,
resuena igual que una caracola de ceniza
en medio de un naufragio.
Subitamente la costa si illumina, crepuscolare e limpida.
In essa nasce un suono lento
di navi che si allontanano.
Navi dove un giorno gli uccelli si posavano,
immaginando la città in cui dovevano tornare
e non vi sono riusciti.
Fluttuavano nell'aria e così era il loro volo,
immutabile e occulto,
cieco e implacabile.
Attraversavano il mare, fatto di nebbia,
e poi si disperdevano in un abisso bianco
-silenziosamente forgiato-
fino a divenire la stessa nebbia.
Ora cammino lentamente,
qualcosa si congeda da me come un fiore
che chiede la sua cecità per non vedere
che anche la luce avrebbe potuto ferirla senza saperlo.
Agosto questa volta sorge
senza quell'amara trasparenza del vuoto.
Sembra che prima non sia mai esistito
ottobre, il suo freddo, la sua veglia,
su questo marmo tiepido.
Ci sono residui di luce qui, di origine, di parola.
Anche di me
che sono ritorno.
SUNION
Súbitamente la costa se ilumina, atardecida y limpia.
En ella nace un rumor lento
de barcos alejándose.
Barcos donde los pájaros se posaron una vez, imaginando la ciudad a la que debieron regresar
y no pudieron.
Flotaban en el aire y así era su vuelo,
inmutable y oculto,
ciego e implacable.
Cruzaban el mar, hecho de niebla,
y luego se deshacían en un abismo blanco
-fraguado con sigilo-
hasta convertirse en esa misma niebla.
Ahora camino lentamente,
algo se despide de mí como una flor
que pide su ceguera para no ver
que también la luz pudo herirla sin saberlo.
Agosto se levanta esta vez
sin esa amarga transparencia del vacío.
Parece que nunca antes existiera
octubre, su frío, su vigilia,
sobre este mármol tibio.
Hay restos de luz aquí, de origen, de palabra.
También de mí,
que soy regreso.
Ho messo sul mondo la chiara luce della tua gioia.
Illuminava come la voce di un bambino
che sentiva l’innocenza dell’estate.
Era imbrunito dal sole il tuo corpo.
C'erano spiagge bianche che non finivano mai
e sulle loro rive una nave incagliata,
una conchiglia.
Nulla toccò quella purezza,
solo il presente.
Puse sobre el mundo la clara luz de tu alegría.
Iluminaba como la voz de un niño
sintiendo la inocencia del verano.
Estaba tu cuerpo oscurecido por el sol.
Había playas blancas que no acababan nunca
y un barco encallado en sus orillas,
una caracola.
Nada tocó esa pureza,
solo el presente.
LE ORME
Lascio sprofondata in questa primavera la mia parola.
Da essa cresceranno le foglie che copriranno
la porta di casa mia,
-questa casa, qualsiasi casa-,
i nomi
che non scompaiono, ma nemmeno nominano.
Scrivere è congedarsi
sigillare col ghiaccio il cuore di un morto.
LAS HUELLAS
Dejo mi palabra hundida en esta primavera.
De ella crecerán las hojas que cubrirán
la puerta de mi casa,
-esta casa, cualquier casa-,
los nombres
que no desaparecen, pero tampoco nombran.
sellar con hielo el corazón de un muerto.
INDENNE
Riposo distesa in riva al mare.
La luce sembra non cambiare mai, attraversa il vento
quasi senza muoversi. La sua mano leggera, scarna,
si aggrappa al freddo rizzato della mia pelle.
Nasce nel mio corpo la vita, e vi rimane.
Guardo, tuttavia, ciò che resta al ritirarsi di ogni onda:
piccole conchiglie rotte, alghe fragili,
un pezzo di giunco secco e spezzato.
Presenze di qualcosa che è finito.
Un giorno sarò semplicemente ciò, mi dico.
Chiudo gli occhi: un giorno sarò semplicemente ciò.
INDEMNE
La luz parece no cambiar nunca, atraviesa el viento
apenas sin moverse. Su mano ligera, descarnada,
se agarra al frío erizado de mi piel.
Nace en mi cuerpo la vida, y permanece.
Miro, sin embargo, lo que queda al retirarse cada ola:
pequeñas conchas rotas, algas frágiles,
un trozo de junco partido y seco.
Presencias de que algo ha terminado.
Alguna vez seré simplemente eso, me digo.
Cierro los ojos: alguna vez seré simplemente eso.
ANAMNESI
A volte, il dolore è così lieve
che il cielo si offre a me
come un tiepido ricordo degli dei.
È quando cerco il mio nome
la sua fragile consistenza, il suo silenzio.
ANÁMNESIS
A veces, es tan leve el dolor
que el cielo se me ofrece
como un recuerdo tibio de los dioses.
Es cuando busco mi nombre,
su frágil consistencia, su silencio.
EURIDICE
che questa luce che ora mi copre
la memoria - quel luogo inospitale e gelato -
non trasformerà mai in finale ciò che ora brilla
come una debole pioggia che cade giù dagli alberi.
È la prova più bella
di essere vivi per sempre.
L'unica, forse.
EURÍDICE
que esta luz que ahora me cubre
la memoria –ese paraje inhóspito y helado-
nunca convertirá en final lo que ahora brilla
como una lluvia débil cayendo de los árboles.
Es la prueba más hermosa
de estar vivos para siempre.
La única, tal vez.
BELVEDERE SOPHIA
(LISBONA)
Sento di nuovo la lenta voce dell'acqua.
Sono tornata assetata dal paese dei morti
e le mie mani trattengono già questo istante, il suo ricordo.
Forse sono ciò.
Non avrei mai pensato che il tempo fosse questa fotografia,
questo vento che si insinua nei miei occhi
che la mia pelle non riconosce, ma ama.
È estate. Conservo ancora il sole in questa luce che cade
come la sabbia su un orologio vuoto.
Che nulla fermi questa calma
limpida terra promessa agli uccelli.
MIRADOURO DE SOPHIA
(LISBOA)
He regresado sedienta del país de los muertos
y ya mis manos detienen este instante, su memoria.
Acaso soy eso.
Nunca pensé que el tiempo fuera esta fotografía,
este viento que se cuela en mis ojos
y mi piel no reconoce, pero ama.
Es verano. Aún conservo el sol en esta luz que cae
como la arena sobre un reloj vacío.
Que nada detenga esta calma
—le pido a la vida— :
tierra limpia prometida a las aves.
da: En las aguas de octubre (Bartleby Editores, 2016)
*
L'ARRIVO
C'è un Bosco. Questo Bosco. Vi arrivai un'estate e presto si è fece buio. Cercai gli animali, le loro tracce, il loro leggero movimento tra le foglie. Vi entra, in questo Bosco, come chi si abbandona. Sentivo i miei passi scricchiolare, il debole gemito dei rami. Così era vivere nel Gran Bosco. Gli animali, la loro ombra, il loro piccolo cibo, le loro orme. No. Arrivai qui un'estate e presto si fece buio. Non sapevo cosa cercare.
LA LLEGADA
Hay un Bosque. Este Bosque. Llegué a él un verano y pronto anochecía. Busqué los animales, sus huellas, su ligero movimiento entre las hojas. Entré en él, en este Bosque, como quien se abandona. Sentía mis pasos crujiendo, el débil quejido de las ramas. Así era vivir en el Gran Bosque. Los animales, su sombra, sus pequeños alimentos, su rastro. No. Llegué aquí un verano y pronto anochecía. No supe qué buscar.
LA FAME
Ma sì, ho conosciuto la mia fame, il dolore sulle mie labbra per la fame. Le sue crepe. Iniziai a rovistare nella terra. Le dita scavano. Le unghie scavando. Avevo le mani fredde, umide. Tremavano. Ma no. Non c'era cibo. C'era solo cibo per insetti e le foglie. Iniziai a leccare le foglie. Iniziai a masticarle. Iniziai a mangiare insetti umidi. Le felci. Non saprei dirlo. Quello era il silenzio. Nel frattempo, il Gran Bosco guardava.
EL HAMBRE
Pero sí conocí mi hambre, el dolor en mis labios por el hambre. Sus grietas. Comencé a escarbar en la tierra. Los dedos cavando. Las uñas cavando. Tenía las manos frías, húmedas. Temblaban. Pero no. No había alimento. Tan sólo había alimento para los insectos y las hojas. Comencé a lamer las hojas. Comencé a masticarlas. Comencé a comer insectos húmedos. Los helechos. Yo no podía decir. Eso era el silencio. Mientras, el Gran Bosque miraba.
ED ERA DI NOTTE
E dimenticai la mia fame. Non avevo più bisogno della fame. Sorrisi nel ricordare che una volta volli alimentarmi. Camminai lungo il sentiero e i miei occhi germogliavano nella notte. C'era una civetta su un albero. Bianca. Piccolo fantasma e animale. La fissai. Io: piccolo fantasma e animale che guarda il Bosco.
Y ERA DE NOCHE
Y olvidé mi hambre. Ya no necesitaba el hambre. Sonreí al recordar que alguna vez quise alimentarme. Caminé por el sendero y mis ojos florecían en la noche. Había una lechuza sobre un árbol. Blanca. Pequeño fantasma y animal. La miré fijamente. Yo: pequeño fantasma y animal mirando el Bosque.
ALBEGGIARE
Aspetto che faccia giorno. In quell'attesa, forse, c’è la prima luce del giorno, il suo assedio e il suo nome. Non so come congedare questo tempo che fugge, non so come accomiatarmi da lui. Dirmi addio. Immagino con un foglio bianco tra le mani. Immagino nuotando in lontananza. Immagino chiudendo una porta affinché non entri la neve . Albeggia in questo Bosco straniero. Non ci sono uccelli. Tuttavia, vedo di nuovo le foglie. Cadute.
AMANECER
Espero a que amanezca. En esa espera está, tal vez, la primera luz del día, su asedio y su nombre. No sé cómo despedir a este tiempo que huye, no sé cómo despedirme con él. Decirme adiós. Me imagino con un papel en blanco entre las manos. Me imagino nadando a lo lejos. Me imagino cerrando una puerta para que no entre la nieve. Amanece en este Bosque extranjero. No hay pájaros. Sin embargo, vuelvo a ver las hojas. Caídas.
IL CUORE
Non so se fosse il mio.
EL CORAZÓN
No sé si era el mío.
IL PICCOLO UCCELLO
Era primavera. Guardavo gli alberi divorando il sole, dopo la tempesta. Aprivo i miei occhi per essere quella luce perduta, per ricordare che molto lontano i fiori venivano pronunciati. Molto lontano. Per un istante. E per un istante un uccellino cadde ai miei piedi. Cadde dal suo nido. Tremava e non poteva volare. Credo che ancora non sapesse. Lo presi tra le mie mani. Gli diedi calore. Gli chiesi se venisse dal luogo dove i fiori venivano pronunciati. Lo avvicinai al mio volto. Piccolo corpo come il vimini e la pioggia. Gli dissi che quel sole che stavo guardando poteva guarirlo. Quel tremore fu come la tenerezza. Per un istante.
EL PEQUEÑO PÁJARO
Era primavera. Miraba los árboles devorando el sol, después de la tormenta. Abría mis ojos para ser esa luz perdida, para recordar que muy lejos las flores eran pronunciadas. Muy lejos. Por un instante. Y por un instante un pequeño pájaro cayó a mis pies. Cayó de su nido. Temblaba y no podía volar. Creo que aún no sabía. Lo cogí entre mis manos. Le di calor. Le pregunté si venía del lugar donde las flores se pronuncian. Lo acerqué a mi cara. Pequeño cuerpo como el mimbre y la lluvia. Le dije que ese sol que yo miraba podría curarlo. Aquel temblor fue igual que la ternura. Por un instante.
L'ALBERO
Guardo l'albero bagnato dal sole. Guardo i suoi rami, le sue foglie, come le sue radici spuntano dalla terra. Fa giorno e nulla sembra finire mai. Tutto dal suo principio: il vento, il piccolo uccello che mi guarda dall'albero, l'erba che cresce intorno. Avvicino la mia mano verso la luce del sole tra i rami. È come se potessi accarezzarlo. Rimango ferma sotto l'albero. Ci sta tutto in quella luce che attraversa le foglie. Ci sta tutto. Ci sta tutto nelle mie dita. Il mio nome, all'improvviso. Il mio cuore, all'improvviso. Bellissimo albero che non conosce la notte, e ha cura di me.
El ÁRBOL
Miro el árbol bañado por el sol. Miro sus ramas, sus hojas, cómo sus raíces salen de la tierra. Amanece y nada parece acabar nunca. Todo desde su principio: el viento, el pájaro pequeño que me mira desde el árbol, la hierba que crece alrededor. Acerco mi mano hacia la luz del sol entre las ramas. Es como si pudiera acariciarlo. Me quedo detenida bajo el árbol. Todo cabe en esa luz atravesando las hojas. Todo cabe en mis dedos. Mi nombre, de repente. Mi corazón, de repente. Hermoso árbol que no conoce la noche, cuida de mí.
ESILIO
Quando giunse il mio esilio, tu eri già morto. Anni addietro. Guardai il luogo, il suo linguaggio dimenticato, tutto ciò che davanti a me si offriva. Non avevo neanche un po' d'acqua da dare al tuo ricordo. Ma c'era memoria, vasti pascoli di te, giorni nuovi per crearti. E così feci: immaginai il tuo sangue nei sentieri. Di nuovo il tuo sangue. Eri il dio che giaceva nello sguardo dei cervi.
EXILIO
Cuando llegó mi exilio, tú ya habías muerto. Años atrás. Miré el lugar, su lenguaje olvidado, todo lo que ante mí se ofrecía. No tuve ni un poco de agua que entregarle a tu recuerdo. Pero había memoria, pastos extensos de ti, días nuevos donde hacerte. Y así hice:imaginé tu sangre en los senderos. Otra vez tu sangre. Eras el dios que yacía en la mirada de los ciervos.
NAGYALFÖLD*
Attraverso la pianura. La neve infinita. Il treno non è partito da nessuna luogo e, tuttavia, percorre questa pianura, il suo corpo gelato e senza radici. Immagino il colore della terra in primavera, se mai il sole. Se mai. Dico. Parola. Allora. Il treno si ferma e tutto tace o forse dorme. Guardo dall'altra parte, attraverso la finestra, verso quella neve infinita nel suo riposo. Si avvicina un cavallo scuro. Neanche lui è partito da nessun luogo. La sua scura bellezza così viva, in attesa. Il suo tremore e il gelo. Così è la scrittura dell'inverno, impronunciabile. Dopo, soltanto andar via.
*In italiano, Gran pianura. La attraversavo sempre in treno dalla città fino a Budapest. Un luogo che si attraversa in cecità, infinito.
NAGYALFÖLD*
Atravieso la llanura. La nieve infinita. El tren no partió de ningún sitio y, sin embargo, recorre esta llanura, su cuerpo helado y sin raíces. Imagino el color del suelo en primavera, si alguna vez el sol. Si alguna vez. Digo. Palabra. Entonces. Se detiene el tren y todo el mundo calla o tal vez duerme. Miro al otro lado, a través de la ventana, hacia esa nieve infinita en su reposo. Un caballo oscuro se acerca. Él tampoco partió de ningún sitio. Su oscura belleza tan viva, a la espera. Su temblor y el hielo. Así es la escritura del invierno, impronunciable. Después, sólo marcharse.
*En castellano, Gran Llanura. Siempre la atravesaba en tren desde la Ciudad hasta Budapest. Un lugar que se cruza en la ceguera, infinito.
DOMANI
Ho aspettato che passasse il tempo. Ma non mi rendevo conto che era esso che mi attraversava. Infinitamente. Mi dicevo: domani conterò le crepe della parete di fronte, immaginavo che domani avrei ricevuto una lettera. E lui mi dicevo: domani leggerò una lettera quando sarà notte e prenderò un tè. Tuttavia, non sapevo che lasciar passare il tempo sarebbe stato domani, vedere aprirsi l'istante e sanguinare. E gettare semi nel Bosco, una domenica, quando tutti stavano morendo.
MAÑANA
Esperé a que pasara el tiempo. Pero no me daba cuenta de que era él lo que me atravesaba. Infinitamente. Me decía: mañana contaré las grietas de la pared de enfrente, imaginaba que mañana recibiría una carta. Y me decía: mañana leeré una carta cuando sea de noche y me tomaré un té. Sin embargo, no supe que dejar pasar el tiempo era mañana, ver abrirse el instante y desangrarse. Y echar semillas en el Bosque, un domingo, cuando todos morían.
LE EFFIMERE
Uscire al Bosco. Trovare parole- minerali. Una foglia. Una nuvola. Un centopiedi. Trovare il fiume. Immergerci. Non sentire il freddo. Di nuovo. Parole-minerali. Vivere. Come le effimere.
LAS EFÍMERAS
Salir al Bosque. Encontrar palabras-minerales. Una hoja. Una nube. Un ciempiés. Encontrar el río. Sumergidos. No sentir el frío. De nuevo. Palabras-minerales. Vivir. Como las efímeras.
LA TORMENTA
Pioveva e tremolava l'ultima luce della sera. Il paesaggio si sarebbe spezzato. Un'altra goccia: tram rotto, la Sinagoga, il Bosco distrutto. Suonava il cielo e lasciava ombra. Dimenticare gli uccelli. Non poter salvarli. Raccogliere il giorno dopo le tracce, ciò che non c’è più, come un naufragio. Ricostruire il tram, la Sinagoga, il Bosco degli uccelli. E riposare.
LA TORMENTA
Llovía y temblaba la última luz de la tarde. El paisaje iba a quebrarse. Una gota más: tranvía roto, la Sinagoga, el Bosque destruido. Sonaba el cielo y dejaba sombra. Olvidar los pájaros. No poder salvarlos. Recoger al día siguiente los rastros, lo que ya no está, como un naufragio. Volver a construir el tranvía, la Sinagoga, el Bosque de los pájaros. Y descansar.
IL SOGNO
Mi nascondo tra i fiori. Non so per quanto tempo potrò rimanere qui. Non so se sto aspettando qualcosa, ma è bellissimo. Alzo lo sguardo e c'è un blu come il blu della tua parola. I petali sono tenerezza. Hai detto ciò. Sento i tuoi passi e mi dici, in lontananza, che la tempesta non arriverà mai più. Gli uccelli hanno fatto volare, infiniti. Ti vedo da bambino, che porti un rondone in mano. Sono nascosta tra i fiori, ti dico. E cominciò a nevicare.
EL SUEÑO
Me escondo entre las flores. No sé cuánto tiempo podré quedarme aquí. No sé si estoy esperando algo, pero es hermoso. Alzo la vista y hay un azul como el azul de tu palabra. Los pétalos son ternura. Eso dijiste. Oigo tus pasos y me dices, a lo lejos, que ya no llegará la tormenta nunca más. Los pájaros echaron a volar, infinitos. Te veo siendo niño, trayendo un vencejo entre las manos. Estoy escondida entre las flores, te digo. Y comenzó a nevar.
NORMAFA*
Attraversammo il Danubio. Questo era un'altro Bosco in cui potevo addormentarmi. Era un intervallo di uccelli e voci. Si sentivano le foglie dire. Semplicemente. Tutto ciò era molto piccolo. Ma anche oggi riecheggia.
* Luogo sulle colline di Buda. A volte ci sono lucciole. A volte c'è il sogno
NORMAFA*
Cruzamos el Danubio. Éste era otro Bosque en el que pude adormecerme. Era un intervalo de pájaros y voces. Se oían las hojas decir. Simplemente. Era muy pequeño todo aquello. Pero hasta hoy resuena.
* Lugar en las colinas de Buda. A veces hay luciérnagas. A veces hay sueño
BAJCSY-ZSILINSZKY UTCA, 3-5
La mia casa è piccola. A malapena la si percorre con la stessa rapidità con cui il freddo rimane intrappolato sui cristalli. La luce è calida qui dentro. Sembra non sapere nulla. Tra di noi c'è un silenzio protettivo. Mi scalzo prima di entrare, affinché non sappia della neve nelle mie scarpe. La mia casa ignora il ghiaccio. Penso che non sappia che lì muoiano gli insetti. Che lo stesso ghiaccio può congelare la fontana nella piazza. Ecco perché non ha acqua negli inverni. Così dicono. Apro le sue finestre solo a maggio, quando entra un’aria tiepida di tempesta. Solo allora sente le campane della Grande Chiesa. Ogni maggio le sente. Ogni maggio conosce i numeri del tempo. Una volta le ho portato un fiore rosso che era nato nel cortile. L'ho lasciato sul mobile. Era bellissimo. Fu quel giorno tardivo in cui ricevetti una lettera in bianco da qualche luogo che non ho potuto più ricordare.
* Calle BAJCSY-ZSILINSZKY, nella città. Il luogo dove si trovava la mia casa
BAJCSY-ZSILINSZKY UTCA, 3-5
Es pequeña mi casa. Apenas se recorre con la misma rapidez con la que el frío se queda atrapado en los cristales. La luz es cálida aquí dentro. Parece no saber nada. Entre nosotras hay un silencio protector. Me descalzo antes de entrar, para que no se entere de la nieve en mis zapatos. Mi casa ignora el hielo. Creo que no conoce que ahí mueren los insectos. Que ese mismo hielo puede helar la fuente de la plaza. Que por eso no tiene agua en los inviernos. Eso dicen. Sólo abro sus ventanas en mayo, cuando entra un tibio aire de tormenta. Sólo entonces oye las campanas de la Gran Iglesia. Cada mayo las oye. Cada mayo conoce los números del tiempo. Una vez le traje una flor roja que nació en el patio. La dejé en el mueble. Era hermosa. Fue aquel día tardío que recibí una carta en blanco de alguna parte que ya no pude recordar.
*Calle BAJCSY-ZSILINSZKY, en la ciudad. El lugar donde estaba mi casa
NATALE
La piazza odora di dolci. La gente si avvicina alle bancarelle per comprare mezéskalács* e beigli*. Sorridono tutti. Bevono vino caldo. So che parlano. Non li sento bene e non riesco a conoscere la loro allegria. Ma parlano perché esce fumo dalle loro bocche. Sembra che invochino le cose vive, un bellissimo mondo che loro, sì, conoscono. Un bambino si avvicina e mi regala una figurina a forma di renna, piena di colori. Le sue piccole mani me la offrono e mi fanno ricordare la prima volta che ho avuto un pesce tra le mie. Se cade, muore, pensai allora. Se cade, si rompe, mi dicevano gli occhi del bambino. Cadere e morire. Cadere e rompersi. Era lo stesso. E, cionondimeno, seppi di cosa aver cura.
Note:
mezéskalács: Tipico dolce natalizio in Ungheria. Di solito ha diverse forme: albero di Natale, renna ...
beigli: Anche questo, tipico dolce natalizio. Di solito è riempieno con ingredienti diversi.
NAVIDAD
La plaza huele a dulces. La gente se acerca a los puestos a comprar mezéskalács* y beigli*. Todos sonríen. Toman vino caliente. Sé que hablan. No los oigo bien y no soy capaz de conocer su alegría. Pero hablan porque sale humo de sus bocas. Parece que invocan a las cosas vivas, un mundo hermoso que ellos sí conocen. Un niño se aproxima y me regala su figurita con forma de reno, llena de colores. Sus pequeñas manos me la ofrecen y me recuerdan la primera vez que tuve un pez entre las mías. Si se cae, se muere, pensaba entonces. Si se cae, se rompe, me decían los ojos del niño. Caer y morir. Caer y romperse. Era lo mismo. Y, sin embargo, supe qué cuidar.
Notas:
mezéskalács: Dulce típico navideño en Hungría. Suele tener formas diferentes: árbol de Navidad, reno…
beigli: También, dulce típico de Navidad. Suele estar relleno de diferentes ingredientes.
SI AVVICINA L'ULTIMO GIORNO
Te ne andrai anche da qui. Però anche tutto questo è stato tuo: la prima desolazione, la tempesta che non finiva mai di arrivare, il linguaggio amputato. Lascerai tutto ciò nello stesso luogo dove l'hai trovato, come un idioma lontano. Ma non saprai tornare da dove sei partita. Non più. Il tuo cuore e il Bosco. Il tuo cuore o il Bosco.
SE ACERCA EL ÚLTIMO DÍA
También de aquí te marcharás. Pero también todo esto fue tuyo: la desolación primera, la tormenta que nunca terminaba de llegar, el lenguaje amputado. Dejarás todo eso en el mismo lugar donde lo encontraste, como un idioma lejano. Pero no sabrás volver donde partiste. Ya no. Tu corazón y el Bosque. Tu corazón o el Bosque.
da: El Gran Bosque, II Premio Internacional de Poesía Margarita Hierro Fundación Centro de poesía José Hierro (Pre-Textos Poesía, 2019)
Traduzione: Marcela Filippi Plaza
MARTA LÓPEZ VILAR è poetessa, filologa, traduttrice di portoghese, catalano e greco contemporaneo. Nata a Madrid nel 1978, insegna presso l'università Complutense della capitale spagnola. Vorrei presentarla con le parole che le ha dedicato, nell'introduzione del libro En las aguas de octubre (Bartleby Editores, 2016), il poeta Antonio Crespo Massieu: "La poesia di Marta è un'attenta e paziente attesa della parola, e un dialogo costante con la tradizione: l'antichità greco-latina, la poesia portoghese e catalana, le grandi voci della poesia moderna europea". Nella seguente selezione – con traduzioni in italiano da me curate - ho cercato di costruire un mosaico poetico rappresentativo della grande ricchezza di pensiero, di sentimenti e di eleganza di Marta López Vilar.