Zingonia Zingone | 7 Poesie
IL CONTRAPPESO La ballerina di Degas colloca sulla punta della scarpina destra tutta la sua esistenza. All’apice dell’equilibrio di vanitosi...
La ballerina di Degas
colloca sulla punta
della scarpina destra
tutta la sua esistenza.
All’apice dell’equilibrio
di vanitosi volteggi
e flash,
dal silenzio irrompe un volto
che la riporta all’infanzia.
Perde il contrappeso del buio
e precipita
e si rompe.
La ballerina di Degas
ebbe una volta un padre.
COLTIVAZIONE ASCETICA
Sarà la mancanza di musica
in salotto
o il vino
che ho smesso di bere
sarà mio figlio
a casa della nonna
o il cane lontano
in campagna
ciò che stasera
apre un solco
soffocante
nel mio petto.
Spengo il telefono
per non ostacolare
il lavoro del destino
per non confondere
gli adulatori
con la fortuna.
Dalla strada sale
il vocio dei turisti
si arrampica alla finestra
sulle ragnatele
del mio soliloquio.
In un testo sacro leggo
che un angelo
custodisce questo torpore
rivestito d’insonnia
metto da parte la tristezza
che Sisifo mi ha insegnato
essere eterna
metto da parte i sogni
che la Vita mi ha insegnato
essere bombe
che scoppiano al loro apice
non mi resta che
toccare ciò che è certo
il divano tre cuscini
mentre l’anima
come il fumo di un sigaro
sale lentamente.
A ROTTA DELL'INGANNO
E’ scomodo
guardarsi allo specchio
ci sono stagioni
in cui il volto
migra dal suo volto
e scrutarsi è
scavare la tomba
del vecchio volto.
Non è per vanità
che si scaglia la pietra
e cade il vetro e diventa pozza
di visioni infrante
occhi calati nelle voragini
della coscienza
strabici
per lo sterile affanno
che separa il volto dalla sua origine.
Il vapore del fiato non salva
si fa goccia
cade e corrode
apre crepe tra lo zigomo
e la dolcezza dei lineamenti
già mutati, e cola
e scende
schiaccia
la speranza di tornare.
E’ pericoloso
guardarsi allo specchio
e permettere a quel volto
di prendersi il tuo volto
a quelle labbra
di sorridere
un riso che non hai
e gli occhi finestra
s’un altro territorio.
Come smascherare il gemello fastidioso
far sparire la sua rotta
dall’Atlante della tua fisionomia?
Rifuggire lo specchio
chiudere il volto tra le mani
e cercare lì
il riflesso
di un’umiltà ingannata.
RADICI
Non ho mai sentito l’esigenza
di scavare le mie radici
seme
nella terra/mondo
che originò il mio sangue.
Cosa importa se non è stato Adamo
se sono solo
una cellula di una cellula del mare?
Cosa importa se in un’altra vita
siamo stati fratelli o amanti
sconosciuti
gente nata
dallo stesso battito del tempo?
La terra umida
è segnale di appartenenza
l’aria
il silenzio
lampeggiante inesauribile
che si rinnova ed è respiro
dell’anima.
Mi domandano chi sono.
Alzo le spalle.
La tradizione
è una cornice sul comodino
gabbia che rinchiude
il futuro
nome che definisce
il limite
si esaurisce
come una foglia secca
o segue il suo corso
dal letto del fiume.
Cos’e che l’uomo vuole afferrare
così tanto? Il granello di sabbia
riceve indifeso
l’ira del mare
la sua carezza
il suo lunatico andare e venire
senza frontiere.
UNA DOMENICA ANCORA
Acchiappare il verso che dica
Ti cerco amore
non sei qui neanche oggi
ma fugge
nella fuga del giorno
verso il vino
il pesce al forno
verso l’oblio.
Sono stanca d’inseguire
la rondine del tempo
il frullo ripetuto
un sigaro che si fa
cenere
per non nascere più.
Anche oggi ho cercato
l’Eucaristia
per acchiappare il Verbo
che illumina questa solitudine.
Non credo
che nel giardino del vicino
i fiori emanino
un profumo più intenso
che le rondini smettano di migrare.
Il posacenere e il suo vetro
hanno la stessa forma
alla luce del Verbo
e al buio
di un altro forno
di un altro bicchiere orfano.
A casa è tutto in ordine.
Nel vassoio
c’è la frutta di sempre
le banane sorridono
sotto i ricci dell’uva bionda
le pere le mele
qualcuna con il suo abitante.
Il verme sceglie
dove vivere dove
nascondere le sue pene.
È per necessità
o esiste veramente
una polpa incomparabile?
Acchiappare il verso affinché dica
la Verità.
ATTESA PROLUNGATA
Forse non arriverai mai
forse l’amore
è proprio questo:
orizzonte luminoso
distante e irraggiungibile.
NON M'IMPORTA COSA DICANO
Amami, ti dico amami
nel notturno abbraccio del silenzio,
amami
e taci come fa l’amore,
tu che sei quello,
anche quando taci.
Sfiorami, ti dico sfiorami
che dolce brusio sèi
nell’aprir di petali e non
sfiorami di ali,
di miele sfiorami;
il palmo sfiorami,
nascere come il seme
che sfiorando posi.
Guardami, ti dico, guardami
spaurito guardami
che piano,
nuda
schiudo
anche l’anima.
Coprimi, ti dico coprimi
lentamente coprimi
e sudami,
di sale e ventre sudami
di smania e pace sudami
di torso, bronzo, penombra
sudami
coprimi, teso
coprimi.
Pensami, ti dico pensami
nel chiarore pensami
linea che sfugge e non,
che ieri ancora,
pensami, domani pensami.
da: L’Equilibrista dell’oblio (Raffaelli Editore, 2011)
ZINGONIA ZINGONE nata a londra il 29 luglio 1971. Poeta, scrittrice e traduttrice italiana; scrive in spagnolo. Cresciuta tra Italia e Costa Rica, è laureata in Economia. Ha pubblicato quattro raccolte poetiche, due delle quali sono state successivamente tradotte e pubblicate in Italia. L’equilibrista dell’oblio (Raffaelli Editore, 2011) è stata tradotta in inglese (Poetrywala, 2011), in kannada (Aharnishi Prakashana, 2012) e in marathi (Poetrywala, 2014). Il suo ultimo libro Los naufragios del desierto (Vaso Roto Ediciones, 2013) si compone di tre racconti scritti in versi. Le sue poesie sono state incluse in numerose riviste letterarie e sono tradotte in svariate lingue. Curatrice e traduttrice dall’inglese della raccolta di poesie Alarma de Virus (Ediciones Espiral, 2012), del poeta marathi Hemant Divate, della raccolta La cruz es un camino (edizioni della Meridiana, 2013) dell’italiano Daniele Mencarelli, e Utopia del solitario (Rayuela Edizioni, 2014) del costaricense Osvaldo Sauma. Curatrice di Non scordarti di amare del poeta turco Ataol Behramoglu (Raffaelli editore (2014). Dal 2014 cura la rubrica “Il grido de il sussurro” di poesia internazionale sulla rivista digitale MINERVA. È membro del comitato organizzatore del festival internazionale di poesia “Kritya (India).