José Ángel García Caballero | Tredici Poesie tradotte in italiano da Marcela Filippi Plaza

  RITORNO DAL PIREO Di ritorno, in metro, qualcuno che potrebbe essere stato pescatore, gli anni s’infilano nella sua pelle e nella sua fron...

 


RITORNO DAL PIREO


Di ritorno, in metro,
qualcuno che potrebbe essere stato pescatore, gli anni s’infilano
nella sua pelle e nella sua fronte, si siede accanto alla finestra e guarda
il logorio delle facciate che, sicuramente, conosce
dai molti viaggi. Ora con le sue dita
finisce lo spostamento della luce
sulle case con movimenti rituali
che ripercorrono il suo vecchio komboloi.
Passano le stazioni così come passano piccole
chiese lungo il tragitto,
l’osservo farsi il segno della croce ogni volta che le vede:
un movimento rapido, discreto, che abbassa lo sguardo e promette la pace
con la memoria. Viene dall’esilio
delle sue mani di bambino, le piaghe annodate
a favore dei venti,
e così comprende la rovina, la fatica dell’eroe.


REGRESO DESDE EL PIREO


De vuelta, en el metro,
alguien que pudo haber sido pescador, los años se cuelan
en su piel y en su frente, se sienta junto a la ventana y mira
el desgaste de las fachadas que, seguramente, conoce
desde hace muchos viajes. Ahora con sus dedos
da cuenta del trasiego de la luz
sobre las casas con movimientos rituales
que recorren su viejo kombolói.
Pasan las estaciones como pasan pequeñas
iglesias a lo largo del trayecto,
lo observo santiguarse cada vez que las ve:
un movimiento rápido, discreto que baja la mirada y promete la paz
con la memoria. Viene del exilio
de sus manos de niño, las llagas anudadas
a favor de los vientos,
y así entiende la ruina, la fatiga del héroe.


NASCITA


Scrivo queste righe
ricordando Vallejo, perché penso nei mutamenti
come quel colpo forte e repentino
del vento a raffiche sui vasi del balcone,
è pioggia promessa
sull’asfalto che fu terra, che contenne
radici e che, per ciò, sarà crepa.
L’uccello che canta sopra tutte le antenne
della città vedrà le pozzanghere schizzate
di gocce e fessure di luce in ogni strada,
ci sono parole che non abbiamo mai detto e che si allungano
dal braccio balbettando, non so,
ma questo sguardo non ristagna di colpa,
solo celebra muto sotto tetti e lampade
come sono scosse le fronde degli alberi!
Come corrono i mesi per dare voce e tatto
al prolungamento dell’acqua, che è già fiume!


NACIMIENTO


Escribo estos renglones
recordando a Vallejo, porque pienso en los cambios
como ese golpe fuerte repentino
del viento racheado sobre los maceteros del balcón,
es lluvia prometida
hacia el asfalto que fue tierra, que contuvo
raíces y que, por ello, será grieta.
El pájaro que canta por todas las antenas
de la ciudad verá los charcos salpicados
de gotas y rendijas de luz en cada calle,
hay palabras que nunca dijimos y que estiran
del brazo balbuciendo, yo no sé,
pero esta mirada no se empoza de culpa,
sólo celebra muda bajo techos y lámparas
cómo son sacudidas las copas de los árboles,
cómo los meses corren para dar voz y tacto
a la prolongación del agua, que ya es río.


FRONTIERA


Questo cielo è più alto.
Mi stupisce la sua grammatica di luci
sulle barriere.
Respiro trattenuto,
incapace del silenzio in questa lingua
che non mi chiede più quanto tempo.

Perché in fondo ti parlo di un'altra guerra,
delle sue nuove canzoni
che si consumano lo stesso nel mezzo delle valli,
di un altro Portbou (*) dietro una luna tattile
di chiamate perse.

Che strana l’intemperie
di queste strade che sono appena paesaggio.

È un'altra guerra, sì. Triste come l'infanzia
in un abito invisibile,
giorni che i vagoni di un treno teletrasmesso mi ripetono,
questa bianca metafora d’inverno
e la pelle rosea della tua mano,
come in quell’annuncio.


(*) Portbou, comune spagnolo situato nella comunità autonoma della Catalogna


FRONTERA


Este cielo es más alto.
Me extraña su gramática de luces
sobre los quitamiedos.
Respiro detenido,
incapaz del silencio en esta lengua
que ya no me pregunta cuánto tiempo.

Porque en el fondo te hablo de otra guerra,
de sus nuevas canciones
que se gastan igual en mitad de los valles,
de otro Portbou tras una luna táctil
de llamadas perdidas.

Qué rara la intemperie
de estas calles que apenas son paisaje.

Es otra guerra, sí. Triste como la infancia
en un traje invisible,
días que me repiten los vagones de un tren televisado,
esta blanca metáfora de invierno
y la piel sonrosada de tu mano,
como en aquel anuncio.


ALFAMA


Certe strade che salgono alle fotografie
lungo stretti gradini
continuano a tacere quando parlano di te.

Non puoi percepirle:

solo lenti tacchi alti
e pietre staccate
verso l'inevitabile.


ALFAMA


Ciertas calles que suben a las fotografías
por peldaños estrechos
siguen callando cuando hablan de ti.

No logras percibirlas:

sólo tacones lentos
y piedras desprendidas
hacia lo inevitable.


PRIMAVERA


I coriandoli anticipano
il cambio di stagione,
una nuova musica,
un’altra forma di intuire le forme del dolore
e la bellezza madre
del ciclo delle foglie.


PRIMAVERA


El confeti anticipa
el cambio de estación,
una música nueva,
otra forma de intuir las formas del dolor
y la belleza madre del ciclo de las hojas.



VIAGGIO


Gli azulejos rotti di Lisbona,
la strada graduale
che insiste nel suo ritorno,
sembrano un poema ripetuto nel tempo,
che chiede di essere letto ancora
per ricordare le sue pause,
la sillabazione timida
di una preghiera segreta.



VIAJE


Los azulejos rotos de Lisboa,
la calle paulatina
que insiste en su retorno,
parecen un poema repetido en el tiempo,
que pide ser leído todavía
por recordar sus pausas,
el silabeo tímido
de una oración secreta.


GOOGLE


Questa città non ha statue, si equilibra
con simboli binari:
impossibile l’autunno
se non ci sta il neutro ,
impossibile la vita
se novembre non fa male.

Una città senza volto
alle sei di sera
immagina le sue maschere, anche i suoi angoli,
le piazze dove gli amanti aspettano
un bacio che sospenda
le luci da scrivania.

Città che tergiversa
le sue strade digitate,
non conosce la storia, ma il tempo
che gravita nelle mani
scolpendo promesse, tenaci per eterne
come dee di marmo.


GOOGLE


Esta ciudad no tiene estatuas, se equilibra
con símbolos binarios:
imposible el otoño
si no cabe lo neutro,
imposible la vida
si no duele noviembre.

Una ciudad sin rostro
a las seis de la tarde
imagina sus máscaras, también sus recovecos,
las plazas donde esperan los amantes
un beso que suspenda
las luces de escritorio.

Ciudad que tergiversa
sus calles tecleadas,
no conoce la historia, sino el tiempo
que gravita en las manos
esculpiendo promesas, tenaces por eternas
como diosas de mármol.


SFUMATURA


Chiaro è che non abbiamo saputo dove,
fu come se l'avessimo letto:
alcuni parchi fingono.

A volte coincidiamo
in ciò, come chi sogna l’istante
che davvero vive:
il ramo spezzato che avevi in mano
non era una parola.

Ma aveva scricchiolato
con lo stesso colore
della tua voce mentre la pronunciava.


MATIZ


Claro que no supimos dónde,
fue como si lo hubiésemos leído:
algunos parques fingen.

A veces coincidimos
en eso, como quien sueña un instante
que realmente vive:
la rama rota que tenías en la mano
no era una palabra.

Pero había crujido
con el mismo color
de tu voz pronunciándola.


NAUSICAA


Non seppe il mare perdonare
il mio destino di isola allora,
percorsi con olio
quella cortina di fumo che confuse le sommità
del mio carcere. Non volli pensarci, scricchiolava
la terra sotto il passo previsto dello straniero.

Accarezzai le sue vesti, toccai l'oro
in marcia verso Itaca, chiusi gli occhi prima
di giungere alla notte per sempre:
Il mare era così chiaro.


NAUSÍCAA


No supo perdonarme el mar
entonces mi destino de isla,
recorrí con aceite
esa cortina de humo que confundió las cumbres
de mi cárcel. No quise pensarlo, restallaba
la tierra bajo el paso previsto del extraño.

Acaricié sus ropas, toqué el oro
que marchaba hacia Ítaca, cerré los ojos antes
de llegar a la noche para siempre:
el mar era tan claro.


BOUZOUKI


Porta luce questa musica
dai tavoli al buio,
parli con quei gesti
che vengono dall'infanzia
e il rumore è interiore.
Ci guardiamo allora
mentre il mare si arpeggia,
onde che arrivano fino al tocco del legno
dalle unghie. La riva inaspettata
contrae il verbo, spoglia
la gola e risuona.


BUZUKI


Trae luz esta música
de las mesas a oscuras,
hablas con esos gestos
que vienen de la infancia
y el ruido es interior.
Nos miramos entonces
mientras el mar se arpegia,
olas que llegan hasta el tacto de madera
de las uñas. La orilla inesperada
frunce el verbo, desviste
la garganta y resuena.


ROMA


L'acqua è un capriccio degli dei,
anche adesso, secoli dopo che i templi
iniziassero ad essere pietra caduta, offerta
fortuita alla città. Così, incide la tua mano
quando sfiora le età questo sabato,
quando i ponti ci spiegano
il millennio di un fiume e le finestre
chiedono la prima luce
che sostiene l'abbraccio con gli occhi rilassati.

Si vede dall'aereo
quella nuvola notturna, la sua promessa di storia.



ROMA


El agua es un capricho de los dioses,
también ahora, siglos después de que los templos
empezasen a ser piedra caída, ofrenda
fortuita a la ciudad. Así, importa tu mano
al rozar las edades este sábado,
cuando los puentes nos explican
el milenio de un río y las ventanas
piden la luz primera
que sostiene el abrazo con los ojos pausados.

Se ve desde el avión
esa nube nocturna, su promesa de historia.


ACQUA AL MATTINO


Prima della luce, brilla la metafora.
A volte, la preferisco
perché non ha età,
né certezze di cortili che esauriscono la loro penombra.
Ma non ora, quando questa fotografia
di rotonde notturne
lascia la stanza
e nelle tue mani girano anelli di legno.


AGUA POR LA MAÑANA


Antes de la luz, brilla la metáfora.
A veces, la prefiero
porque no tiene edad,
ni certezas de patios que agotan su penumbra.
Pero no ahora, cuando esta fotografía
de rotondas nocturnas
deja la habitación
y en tus manos dan vueltas anillos de madera.


ATENE


È un caldo diverso. Si mescola al rumore
delle strade senza ordine,
alla voce di una lingua che trema tra gli odori
di cuoio, rampicanti e pareti consumate.
Acqua fresca a cinquanta centesimi, ma la sete
che assilla è di marmo,
e il sudore è il gesto di tenere alzata la vista, niente di più
che un’inerzia di cielo.


ATENAS


Es un calor distinto. Se mezcla con el ruido
de las calles sin orden,
con la voz de una lengua temblando entre olores
de cuero, enredadera y paredes gastadas.
Agua fresca a cincuenta céntimos, pero es sed
de mármol la que acucia,
y el sudor es el gesto de mantener la vista alzada, nada más
que una inercia de cielo.



JOSÉ ÁNGEL GARCÍA CABALLERO Spagnolo di Valencia è laureato in economia, insegnante di istruzione secondaria e poeta. Ha pubblicato i libri di poesie Llaves olvidadas (Ed. Renacimiento, 2010; XIII Premio Surcos de Poesía), Buhardilla (Ed. Valparaíso, 2014), El Jarrón roto (Hiperión, 2019. Premio València). Sue poesie sono apparse in diverse antologie. Qui ne proponiamo tredici,


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