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30 novembre 2021

Noël Simsolo | Il Registro della Confidenza: Un'intervista del 1995 a Michel Piccoli




Il mio primo incontro con Marco Ferreri è avvenuto a mezzogiomo meno un quarto in un bistrot di Rue de Grenelle a Parigi, dove ero appena arrivato per girare una scena di La cavale di Alain Cavalier. Arrivo sempre puntuale sul set, ma all'ultimo momento, perché voglio poter scntire che mi diverto a recitare. Quel giomo però mi si è avvicinato un uomo e mi ha detto che desiderava parlarmi. Gli ho risposto che dovevo girare a mezzogiorno e che mi rincresceva di non aver tempo da dcdicargli. L'uomo la dichiarato che non importava e che sarebbe tornato l'indomani, die undice e mezzo, nello stesso caffè. E l'indomani cl siamo visti. Mi ha dato un raccontino di una dozzina di pagine e mi ha pregato di leggerlo. L'ho fatto, guardandolo di tanto in tanto e chiedendomi chi fosse mai quell'animale stravagante, eppure estremamente seducente, che mi aveva soggiogato dando prova di indubbio fascino. Poi ho posato i fogli e gli ho detto che era magnifico. Mi ha solo chiesto sc volevo farlo. Ho detto «si», e lui si è alzato  aggiungendo: «Bene, arrivederci. La aspettano per le riprese».

E stato cosi che ho letto lo script di Dillinger è morto e conosciuto Marco Ferreri. It testo mi aveva sedotto, e anche Jul, con quel sud sguardo singolare. Ero stregato. Addirittura innamorato...

A quell'epoca ero un attore che interpretava personaggi di seduttori molto «puliti» e I'idea di cimentarmi con qualcosa di diverso mi ha tentato. Marco deve averlo indovinato. È furbo, intelligente e potrebbe vendere qualsiasi cosa, non per scaltrezza, ma per talento, e con stile.

Durante la lavorazione ho scoperto che ama la gente che sa entrare nel suo mondo e scavare in lui. Lavorare con lui significa lavorare nel registro della confidenza. Fra l'altro non dirige gli attori. Non da mai indicazioni. Tutto si svolge sui tono della confidenza. Perfino della confessione... E un moralista e un narratore. Un manipolatore che seduce e vampirizza ma che conserva una profonda e immensa tenerezza. È attento anche a rendere l'attore consapevolc di possedere un corpo. Un corpo rispecto al ruolo... In Dillinger è morto dovevo abitare lo spazio. Un luogo chiuso... Un appartamento,.. Ero perfettamente libero di spostarmi, ma il suo occhio mi seguiva ovunque... Continuamente... Si rendeva conto che mi piacevano tutti quei giocattoli che metteva a mia disposizione e dava l'impressione di non intervenire nella mia recitazione, anche se non faceva altro, ma con i modi di un direttore d'orchestra che si limita ad alzare il mignolo perché tutto vada all'unisono.




Fa così con tutti gli attori. Guardate Gérard Depardieu nei suoi film. O Marcello Mastroianni, che ha sciolto d punto da renderlo aereo... Con lui l'attore trova l'energia per essere sufficientemente attento nella prigione in cui è stato messo (prigione di lusso) e la posibilità di evadere da questa prigione senza distruggerla. Ferreri e di grande aiuto in questo senso. 

Quando Claude Sautet ha visto Dillinger è morto si è innamorato follemente del film e mi ha detto che avevo ragione a interpr'etare quel tipo di ruoli, che rappresentavano una valvola di sicurezza per me. Il che giustificava che mi orientassi in tal senso. Ferreri infatti e un grande scopritore dell'anima segreta degli attori. Sa annusarli e sentire che possiedono in potenza qualità diverse da quale sfruttate normalmente. È vero che io, grazie al teatro, ero già stato a questa scuola, ma in campo cinematografico Dillinger è morto ha avuto un ruolo decisivo ne permettermi di prendere le distanze dell'immagine che offrivo al grande pubblico.

L'unica copertina di rivista di cui vado fiero è  quella di «Paris Match» in occasione di La grande abbuffata, in cui sono fotografato con una testa di vitello in braccio! 

Marco è anche un moralista e un narratore. Nei suoi film figura sempre la storia passionale di una coppia, anche nel caso di Christophe Lambert e Eddy Mitchell in I Love You. Si interessa alla coppia nel suo giardino segreto, mettendola in discussione... Infatti Ferreri ha due passioni: la donna e i bambini. Io, che sono suo amico, avrei voluto essere suo figlio, averlo come padre, anche se al cinema il mio primo padre è stato Louis Daquin con La fin du jour. In seguito, ho sfiorato due altri padri: Jean-Pierre Melville e Pierre Chenal; poi e venuto Jean-Luc Godard, che è stato il mio secondo padre con Le mèpris. E infine, il padre, Ferreri...

Ho detto che è un moralista, però è anche una persona a cui piace giocare con il «surreale» (non il surrealismo, ma il «surreale»). Per caso, ho lavorato con altri due seguaci della stessa scuola: Berlanga (che condivide Rafael Azcona con Marco) e Luis Buñuel. Buñuel e Ferreri sono molto diversi. Buñuel e un «artigiano». Rivendicava di essere un artigiano. Se un produttore messicano gli comunicava di non avere piu denaro per continuare le riprese, Buñuel girava subito la fine del film. È basta... Marco Ferreri, invece, ha il controllo di tutto l'armamentario de1 cinema. Ne conosce tutti i meccanismi. La produzione, le luci, il montaggio, tutto... Lavora nel sistema e con il sistema, como Jean-Luc Godard, che rivolge ad attori molto conosciuti come tali all'interno del sistema cinematografico tradizionale. Aggiungerei anche che Marco Ferreri ha un tremendo bisogno di questo tipo de attori. 

Dietro-la sua arroganza e le sue provocazioni, Marco è un timido e ha bisogno di una squadra, come Luis Buñuel, Rainer Werner Fassbinder, John Ford o Ingmar Bergman. È molto importance per lui. 

Ma della morte di Ugo Tognazzi, siamo rimasto solo in due o in tre della squadra ad essere potenzialmente al suo servizio: Marcello Mastroianni, Philippe Noiret, io...

All'epoca de La grande abbuffata volevamo tutti fare altri film insieme, ma il fiasco commerciale di Non toccare la donna bianca ha sciolto la squadra. É Ferreri, a poco a poco, è tornato ad sere un solitario. Una solitudine motto diversa da quella di Godard che, al contrario, non ha bisogno di una squadra...

Ciònonostante Ferreri e Buñuel, questi due manipolatori, sono personalità eccezionali. Già da soIi costituiscono una squadra. 


Parigi, 17 marzo 1995. 


Traduzione di Cristina Dall'Oglio.